Quando a luglio ci recammo in Sardegna per prendere contatti con i familiari di militari deceduti a causa dell'uranio impoverito, non sapevamo quanto questo viaggio ci avrebbe coinvolto in un'altra delle tante storie di disumana follia e di indifferenza.
Non era solo il nostro caso ad essere trattato con vecchi trucchi e bugie, come a volerci ripagare della fiducia e dell'amore che ognuno di noi ha verso il nostro Paese, coloro che delle nostre Istituzioni si fanno paravento e spesso solo lucro, ci ripagano di questo amore per la nostra Patria, con bugie, disinteresse e spesso con oltraggi.
Il giorno del nostro sbarco ad Olbia il 20 luglio 2003, il quotidiano dell'Isola "L'Unione Sarda" pubblica la notizia della morte di Fabio Porru cagliaritano di 29 anni caporalmaggiore della Brigata Sassari ucciso dalla leucemia (da uranio impoverito) dopo tre anni di malattia "guadagnata sul campo" dopo la missione di pace in Bosnia.
Nella stessa pagina viene pubblicata la lettera del Tenente Cristiano Pireddu il quale attraverso il giornale invia una lettera aperta al Capo dello Stato C.A. Ciampi dal titolo "Lo Stato ha dimenticato Valery", così apprendiamo che l'Alpino Valery Melis è a Milano.
Il Ten. Pireddu verrà immediatamente sospeso dal servizio e dello stipendio.
Incontrammo i genitori del soldato Salvatore Vacca di Nuxsis CA, morto a causa della leucemia guadagnata nei Balcani in "missione di pace". Incontrammo anche il fratello del soldato Giuseppe Pintus di Assemini CA, anch'egli deceduto di ritorno da "missione di pace" nei Balcani !
Non trovammo invece il Caporalmaggiore Valery Melis di Quartu S. Elena. In quei giorni Egli era ricoverato nella nostra città a Milano, città dalla quale faceva la spola da ormai tre anni a causa di cure presso l'Istituto Oncologico Europeo. Affetto da linfoma di Hodgkin presumibilmente contratto a causa delle sue tre missioni nei Balcani, una in Kosovo ed una in Macedonia laddove i nostri alleati americani hanno sganciato le famigerate bombe all'uranio impoverito dagli effetti micidiali e di cui l'Esercito Italiano si è sempre ben guardato dal rivelare la nocività, anzi nascondendone i pericoli.
Da quattro anni abbandonato dallo Stato il quale si è limitato a risarcire solo il 40% delle spesi di viaggi e soggiorni ai familiari, costretti anch'Essi a condividere la sofferenza del figlio, spese recuperate con molti mesi di ritardo.
Una famiglia nelle intemperie della burocrazia e della indifferenza. Una famiglia che da sola ha vagato da un ospedale all'altro: Cagliari per prima, poi Napoli, infine Milano alla ricerca di un miracolo che non si è avverato.
Valery, un ragazzo alto 1 metro e 83 cm. dal viso sereno e sempre sorridente anche quando privo di capelli, bruciati dalla chemioterapia e la debolezza che non lo sorregge; a chiunque gli chiede come sta, risponde con un sorriso malinconico: Bene, Bene.
A settembre un trapianto di cellule staminali estratte dalla sorella, ma ci si rende subito conto che non va bene (altri due casi eseguiti contemporaneamente su altri due pazienti si rivelano subito mortali).
Subito dopo subentra un blocco renale acuto che lo costringe a dialisi renale presso l'Ospedale Humanitas, dialisi che si effettua ogni 48 ore a mezzo di lettiga che lo trasporta da un ospedale all'altro finché non viene trasferito definitivamente. Ma il destino ormai segnato si accanisce oltremodo su di lui con una nuova complicanza: il sopraggiungere di una insufficienza respiratoria cronica e la necessità di vivere quotidianamente con la maschera d'ossigeno e febbre alta continuamente. Qui giunto, sicuramente Egli percepisce la fine ormai prossima. Vuole tornare a casa nella Sua Sardegna.
Nel silenzio assoluto delle Istituzioni, si sta consumando l'esistenza di un altro martire ed eroe. Sentiamo la mamma tutti i giorni, ci racconta del male che incalza inesorabilmente nel più assoluto silenzio.
Nasce in noi la rabbia e un estremo tentativo di scuotere l'opinione pubblica da sempre disinformata, ma soprattutto i vertici delle Istituzioni; così, parafrasando un noto film americano, tentiamo l'ultimo appello: SALVIAMO IL SOLDATO MELIS. Grazie al computer inviamo l'appello via e-mail al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio, al Ministro della Difesa e al Ministro della Salute e fornendo gli indirizzi di posta elettronica lo inviamo a quante più persone conosciamo (e dopo cinque anni di appelli per la nostra causa, di indirizzi ne abbiamo veramente tanti) con preghiera di inviarli a quante più persone, amici, parenti o solo conoscenti che a loro volta li inviano ad altri.
Il Cagliari Calcio e tutti i suoi giocatori che da sempre gli sono stati vicino giocano una partita indossando una maglietta con scritto a caratteri cubitali: VALERY MELIS, VOI l'avete dimenticato! NOI NO !!!
Valery Melis ci lascerà la sera di mercoledì 4 febbraio alle 22,30 attorniato come sempre dai soli genitori, dal fratello e dalla sorella.
Solo quattro ore prima della Sua dipartita, forse disturbati da una valanga di e-mail, da Roma arriva via telefono l'offerta di un aereo militare pronto a trasportarlo ovunque i familiari desiderano. Ironia della sorte, dopo tanto silenzio il tentativo di mettersi a posto le coscienze solo qualche ora prima della Sua morte!
Angelo Garro e Anna Cremona