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CO.GE.MIL
"Comitato Genitori Militari caduti in tempo di pace"

"DALLE ALPI ALLE EGADI.....E OLTRE. La lunga traccia dei caduti al servizio dello Stato e....... l'invisibile filo che unisce le oltre mille storie di disumana ingiustizia istituzionale." - lettera di Angelo Garro e Anna Cremona, del CO.GE.MIL.

Lungo e faticoso il percorso alla ricerca di verità, di giustizia e dignità.

Lungo, faticoso e dispendioso il percorso in camper lungo tutta la Penisola e le due maggiori Isole che formano il nostro Paese: Sicilia e Sardegna, cercando contatti con altri familiari che come noi cercano la verità e la giustizia per i loro figli e congiunti caduti nell'adempimento di quel dettato costituzionale che è il servizio militare di leva obbligatorio. Tentando lungo tutto il percorso anche di fare contro-informazione. L'informazione vera, quella che nei giornali o telegiornali non c'è e non si troverà mai.

D'altronde siamo ospiti troppo scomodi per essere invitati. Troppo scomodi perché tutto abbiamo perso insieme ai nostri figli; altro non ci è rimasto se non l'ostinazione che nasce dal grande amore per i nostri cari che non ci sono più e la grande voglia di render Loro Giustizia. Quindi privi di ipocrisia.
Giustizia che forse non arriverà mai, dato i vari: Segreto di Stato, il Segreto Militare e/o il Riservato.

Ma noi ostinati e testardi continuiamo a lottare. Lottare e sperare che altri con noi o dopo di noi continuino su questa difficile strada che è la ricerca della verità, della giustizia e della vera libertà; perchè laddove non c'è giustizia non vi è libertà, quindi non vi è democrazia.

Ci troviamo a Fragagnano di Taranto in casa di Francesco e Giusy Miccoli (facenti parte del Co.Ge.Mil.), genitori del soldato di leva Lorenzo Miccoli deceduto il 2 marzo 1995 all'ospedale di Pesaro in circostanze misteriose e mai chiarite, quando alle sette del mattino di mercoledì 23 giugno u.s. squilla il nostro cellulare. E' la sig.ra Paola Melone, vedova del M.llo Stefano Melone padre di due figli, deceduto in seguito a leucemia causata dalle polveri di uranio impoverito; la quale ci comunica che la giustizia ha trionfato ed ha vinto la causa iniziata dal marito per il riconoscimento della Causa di Servizio, abbiamo un tuffo al cuore. Allora c'è una speranza, ma quanto è lontana?

Sicuramente molto, dato gli avvenimenti che si susseguono alla velocità della luce tanto da mozzarci il fiato.

Solo due giorni prima, il lunedì 21, il Sergente Daniele D'Amicis di 26 anni, fuciliere della S. Marco in servizio nell'isola di Seseno, in Albania viene trovato morto nel suo letto "stroncato da aneurisma cerebrale". Il giovane sottufficiale è nativo di Grottaglie, pochi chilometri dai Miccoli; quindi ci rechiamo a porgere le nostre condoglianze e la nostra vicinanza alla famiglia tutta raccolta attorno agli anziani genitori.

Successivamente il venerdì 25 giugno apprendiamo che il Ministro della Difesa On. Antonio Martino sarà presente alla inaugurazione della più grande infrastruttura mai realizzata dalla Difesa dal dopoguerra ad oggi. La più grande base della Marina Militare del Mediterraneo. Base che ospiterà fino a 20 navi e sottomarini a propulsione nucleare, costruita nel cuore portuale di Taranto (Chiapparo) su una superficie di 60 ettari con una spesa di 100 milioni di Euro.

E qui ci scontriamo con i paradossi: in un'era globalizzata, in una Europa globalizzata e comunitaria che si penetra ad oriente, laddove, anzi qua dove tutti parlano di pace, si organizza e ci si prepara alla guerra.

Noi tapini, pacifisti per caso, siamo lì presenti con uno striscione a lutto su cui campeggia la scritta: GENITORI DI MILITARI CADUTI IN TEMPO DI PACE e con in mano un plico ed una speranza nel cuore................?!

Restiamo li a lungo così: con la speranza nel cuore ed un inutile plico nelle mani. Plico su cui a mano in grassetto è scritto: AL MINISTRO DELLA DIFESA On. A. MARTINO. Plico all'interno del quale una lettera già più volte inviata al Ministro, nonché al Primo Ministro e a molti componenti della Commissione Difesa, invita il Governo ad un più attento esame della situazione in cui operano e spesso muoiono i nostri figli soldati. Dalla tutela della loro salute ai risarcimenti in caso di malattia o di morte. Lettera che comunque se pur inviata in vari modi (via fax, via mail, via poste italiane), resta sempre senza risposte. Allora ci illudiamo che un breve incontro con il Ministro possa essere chiarificatore.

Ma il rigidissimo cerimoniale militare non può essere infranto, è stata la risposta del Ministro o chi per Lui; e così come era arrivato lo abbiamo visto levarsi in volo sulle nostre teste e andarsene in elicottero.

Paura del confronto con noi quattro genitori di militari morti in servizio? Paura dei pochi pacifisti che in una afosa giornata feriale protestavano? O pura vigliaccheria? Non lo sapremo mai. Forse privo di argomenti o forse perché privo di umanità! La cosa è molto plausibile e molto probabile, quindi non ci sorprende!

Nello stesso giorno, venerdì 25 giugno, molto più a nord, in quel di Trigesimo, provincia di Udine, muore un giovane alpino di 24 anni originario di Lecce: Romano Ragusa ed un altro commilitone resta gravemente ferito e ricoverato in prognosi riservata. Toh! Sono alpini della Caserma Manlio Feruglio di Venzone UD proprio quella di nostro figlio, e come per nostro figlio l'auto si è disintegrata. Sarà una coincidenza? Ma i giornali ne hanno parlato? Si! La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 26 giugno: attribuendo ancora una volta la causa di "incidente". Speriamo non sia un altro "Segreto di Stato".

Pochi giorni dopo, lunedì 5 luglio, anche il Caporale Maggiore Antonio Tarantino di anni 26 muore a Nassiryia in Iraq in un "incidente" contro un camion e "....stando alla dinamica dello scontro restano margini di scarsa chiarezza" recita il quotidiano La Nuova Sardegna del 6 luglio u.s.
Altri quattro militari restano feriti e anonimi.

Della poca o mancata chiarezza su queste innumerevoli morti, ormai siamo consci ed esperti; infatti dopo l'ennesima e 5° archiviazione avvenuta il 19 febbraio 2004 (sempre nell'affannosa e disperata ricerca di fare chiarezza ed ottenere giustizia) in cui il G.I.P. in nome del Popolo Italiano ha legittimato (con sentenza) che i militari che perdono la vita al servizio della Patria, in futuro potranno essere gettati nella bara nudi e sporchi, divenendo ciò normale e quotidiana consuetudine, ci inorridisce. Ma il ferreo cordone di impunità attorno a militari indegni (e il caso di quel Gen. Celentano Comandante della "Gamerra" ne è un esempio clamoroso) è talmente spesso e protettivo che anche l'ennesima denuncia presentata al C.S.M. ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna il 21 marzo 2003, dopo aver impiegato un anno e quattro mesi per ottenere una risposta, ne chiede nuovamente l'archiviazione.

Infatti tornati a casa dopo questo lungo itinerante Tour in cerca di giustizia, sabato 10 luglio ci viene consegnata dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Via Moscova in Milano, la nuova richiesta di archiviazione della Procura di Bologna su una lunga serie di reati fra i quali la truffa ai danni dello Stato da parte di quel Giuseppe Calabrese di Osoppo "non vincitore di appalto" per il trasporto delle bare di nostro figlio e dei suoi sfortunati commilitoni ai luoghi d'origine, nonostante siamo in possesso di documenti che ne comprovino perlomeno il reato di truffa ai danni dello Stato.

Dovremmo opporci a questa ennesima archiviazione che non fa giustizia, considerando i nostri figli solo come carne da macello o uomini usa e getta, ma lo stillicidio di denaro da parte degli avvocati in questi sei anni ci ha dissanguato; e forse ciò era già nei piani di chi manovra le leve di quel potere armato, la cui arroganza è senza limiti.

E' stato a Noto di Siracusa dove incontriamo la famiglia Scieri, genitori di Emanuele Scieri, paracadutista di Pisa, morto in una calda giornata del 19 agosto 1999, che abbiamo la conferma di quanto le FF.AA. tengano a non far rumore intorno a loro, confermando a loro dire il detto cinese: fa più rumore un albero che cade che cento alberi che crescono; ignorando che a noi ogni albero che cade interessa in quanto vita.

Infatti anch'Essi hanno ricevuto di recente l'ennesima archiviazione nonostante l'omicidio accertato (dopo una lunga battaglia legale) del loro figlio.

Anche a Trapani i genitori di Crispino Adragna da anni combattono contro un tumore al testicolo che ha colpito il loro figlio all'età di 19 anni in servizio nella Marina Militare, il cui padre Giuseppe per protesta si è incatenato per sei giorni e sei notti sotto il Comune del suo paese per attirare l'attenzione delle Istituzioni.

A Gonnoscodina di Oristano, Salvatore Pilloni, uomo eclettico e geniale nelle arti, padre del M.llo Giovanni Pilloni reduce da tutte le "Missioni di pace" e attualmente in cura all'Oncologico di Bari per un tumore al testicolo, è furibondo e teme per la salute del figlio in quanto possa fare la fine del compianto Caporale Maggiore Valery Melis di Quartu S. Elena CA deceduto a causa dell'uranio impoverito.

Tanta paura e rabbia che ha partecipato nonostante la sua invalidità a quel Convegno di Tempio Pausania organizzato dall'U.N.A.C. (Unione Nazionale Arma dei Carabinieri) a cui noi disinformati e non invitati con rimpianto non potemmo partecipare.

Poco più a nord, controcorrente la vedova del M.llo Luciano Falsarone di S. Giusta di Oristano, padre di tre figli (due femmine ed un maschio) ma che un fidato gruppo di colleghi del marito stanno aiutando a risolvere i non pochi problemi; resta in attesa a guardare e non protesta.

Da tempo invitiamo con l'invio di varie lettere i Segretari Confederali delle tre Organizzazioni Sindacali CGIL Epifani, CISL Pezzotta e UIL Angeletti (2 aprile 2002, 1° maggio 2003, 27 giugno 2003, 18 agosto 2003, 1° settembre 2003, 13 novembre 2003, 20 marzo 2004) a prendere in considerazione l'eventualità, anzi la necessità di un Convegno Nazionale che abbia per tema la "Democratizzazione delle Forze Armate, Giustizia e Risarcimenti" nella sede più appropriata (dato l'alto numero di morti a causa dell'uranio impoverito) proprio in Sardegna; considerato che in altri paesi esistono già Rappresentanze Sindacali fuori dalla portata dei militari ed in considerazione che con l'eliminazione del servizio di leva oggi avremo nuovi lavoratori in uniforme comprendendo in ciò anche i Carabinieri e i Finanzieri; considerando che la Polizia di Stato ha già un Sindacato Autonomo che li tutela.

Quello che vorremmo un'ultima volta sottolineare e che i nostri figli, i nostri congiunti in uniforme non sono carne da macello a basso costo da usare e gettare, ma esseri umani con doveri ma anche con diritti, il primo fra tutti il rispetto della Loro dignità di esseri umani. Diritti umani universalmente riconosciuti nella DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO sancita a New York il 10 dicembre 1948.

ULTIMA ORA: Apprendiamo questa sera dai telegiornali, mentre terminiamo questa "breve" relazione, che anche il Caporalmaggiore Luca Sepe di 28 anni di Napoli, reduce da varie missioni nei Balcani è morto questa mattina all'ospedale Cardarelli di Napoli dove da tempo era ricoverato perché affetto da linfoma di Hodgkin.

E' il 28° soldato italiano che viene ucciso da quel micidiale metallo del disonore di cui si servono le potenze militari per rendere sempre più efficaci le loro armi di distruzione, le quali colpiscono per prime proprio i nostri soldati tra l'indifferenza dei nostri governi che si ostinano ad ignorare la pericolosità dell'uranio ed altri metalli letali e ad ignorare le tante vite umane sacrificate a cui non riconosce nemmeno il diritto di curarsi dimenticando Loro ed i Loro familiari.

Ma potremmo parlare o scrivere di tante altre storie sconosciute alla pubblica opinione perché volutamente ignorate, in cui Stato e Servizi Segreti si preoccupano di tenere celate e su cui non si deve fare rumore; basti pensare che negli anni che vanno dal 1976 e il 1996 sono oltre 10.000 i caduti in uniforme, e sono dati della Commissione Difesa della Camera (riportati in: Relazione sullo stato della disciplina militare e relazione sullo stato del personale di leva ed in ferma breve Anno 1997 edito dal Ministero della Difesa).

Storie come la nostra, che a pieno titolo potrebbero entrare a far parte di quelle reti-invisibili che strozzano ogni desiderio di verità e di giustizia!

Angelo Garro e Anna Cremona - Finito di scrivere: martedì, 13 luglio 2004

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