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sull'adesione alla commissione parlamentare sui fatti del G8 di Genova
Fonte: Associazione Walter Rossi
21 luglio 2006

Abbiamo discusso sull'aderire o meno all'appello per una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del G8 di Genova, purtroppo i nostri tempi, estremamente lenti, non ci hanno permesso di esprimere la nostra posizione nelle scadenze richieste.

Comunque ci teniamo particolarmente ad esprimere la nostra solidarietà e il nostro sostegno ad Haidi nella sua battaglia di giustizia, anche se non condividiamo alcune valutazioni..

Senza nessun intento polemico ma soltanto con la ferma convinzione che solo il confronto ci permetterà di costruire iniziative sempre più incisive, crediamo sia utile ricordare che i tragici fatti di Genova non sono, a nostro giudizio, e crediamo anche delle decine di associazioni che fanno parte come la nostra del coordinamento delle reti invisibili, un fatto isolato ed eccezionale in questo paese a sovranità limitata e dalla democrazia virtuale.

Non possiamo dimenticare che dal dopoguerra in poi, assassini politici, stragi, torture, sequestri hanno insanguinato questo paese non ottenendo mai, in nessun caso, giustizia e verità da parte delle istituzioni e delle rappresentanze politiche.

Non ci dilunghiamo su questo, coscienti che l'esistenza stessa del coordinamento delle reti invisibili è prova di tutto ciò.

Purtroppo a Genova si è dimostrato ancora una volta che nei momenti di forte richiesta di democratizzazione lo stato usa tutti gli strumenti a sua disposizione per reprimere in maniera terrorista le spinte verso nuove regole sociali.

Così come il muro di gomma che per decenni ha respinto qualsiasi richiesta di giustizia e di verità, si è riproposto in tutta la sua abiezione nelle richieste di punizione degli assassini di Carlo, e crediamo così sarà anche per i torturatori della Diaz.

Ci sentiamo perfettamente rappresentati dal termine "invisibili" che il coordinamento delle associazioni sulla memoria si è dato. Noi facciamo parte di tutti quelli che non si ritengono rappresentati e tanto meno garantiti, siamo parte insieme a tantissimi, di un'altra società che nel corso degli anni è cresciuta notevolmente e ha visto aumentare la distanza dal potere politico.

Già, il potere politico, quello che risponde sempre allo stesso modo quando gli si chiede conto dei responsabili di stragi e uccisioni, qualunque sia il colore che rappresentano, nonostante promesse e buone intenzioni.

Per questo siamo perplessi sulla richiesta della Commissione di inchiesta, non crediamo che nel giochino dei compromessi e dei favori che impera nelle stanze del potere si ottengano grandi risultati, in particolar modo con forze politiche che mai hanno dichiarato di voler far finalmente luce e giustizia di decenni di massacri.

Anzi che inneggiano come il "traditore" Cossiga alla subalternità agli interessi di altri paesi per mantenere questo paese nel suo stato di semicolonia e occupato militarmente da forze armate straniere.

Ma ponendo il caso che la commissione si faccia e che abbia anche esito positivo, cioè vengano riconosciuti colpevoli gli esecutori ed i mandanti, quanto è alto il rischio che a questo ottimo risultato si contrapponga la pietra che definitivamente seppellirà le richieste di giustizia che da decine di anni innumerevoli associazioni di parenti ed amici delle innumerevoli vittime di stato invocano.

Sappiamo purtroppo quanto sia forte, in particolare a sinistra, la spinta all'indulto delle coscienze e della memoria.

Forse la richiesta da parte di tutte le associazioni di una commissione di inchiesta su cinquant'anni di omertà istituzionale, sugli interessi protetti, sul tradimento del proprio popolo sarebbe più adeguata, almeno nell'imporre alle forze politiche di schierarsi chiaramente, anche a quelle che si dicono più vicine a noi.

Roma 19 luglio 2006

Associazione Walter Rossi