ROMA - I generali dell' Aeronautica militare non tradirono le istituzioni e non depistarono gli inquirenti dopo la strage del Dc9 Itavia precipitato nelle acque di Ustica la sera del 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo. Ora, dopo 26 anni e mezzo, con la sentenza definitiva della Cassazione il processo è chiuso. Senza colpevoli. E i familiari delle vittime (tranne i pochi che lo hanno già fatto) non potranno più ricorrere in sede civile per i risarcimenti. Il governo, che pure era parte civile ed è stato condannato a pagare 1000 euro di spese processuali, aveva comunque fatto in tempo a far inserire nella Finanziaria un comma per estendere ai parenti della vittime di Ustica i benefici concessi alle famiglie colpite dal terrorismo. La prima sezione penale della Cassazione, presidente Torquato Gemelli, ha dunque assolto in via definitiva i generali Franco Ferri e Lamberto Bartolucci confermando la sentenza di secondo grado con cui la Corte di Appello di Roma aveva già assolto i militari «perché il fatto non sussiste», ovvero ricorrendo all' articolo 530 del Codice di procedura penale (vecchia insufficienza di prove). E' così finito in un vicolo cieco il ricorso della Procura generale e dell' Avvocatura dello Stato (in rappresentanza della Presidenza del Consiglio e della Difesa) che avevano chiesto di riformulare l' assoluzione: non «perché il fatto non sussiste» ma perché «il fatto non è più previsto dalla legge come reato», visto che nel 2006 è stata varata una legge che depenalizza i reati militari di depistaggio e di turbativa. Quindi non c' è nessun colpevole, anche se il reato di strage non si prescrive mai, per l' aereo di linea disintegratosi in volo nel momento in cui nei cieli del Basso Tirreno incrociavano jet militari americani, francesi e libici. L' ordinanza-sentenza del giudice Rosario Priore stabilì nel ' 99 che il Dc9 in servizio da Bologna a Palermo fu abbattuto da un missile o a causa di una collisione. Ma nei processi i generali (oltre a Ferri e a Bartolucci c' erano Zeno Tascio e Corrado Melillo), sono usciti indenni dall' accusa di aver depistato le indagini: in primo grado arrivò anche la prescrizione per il capo di imputazione riguardante l' informazione alle autorità politiche della presenza di altri aerei in volo la sera dell' incidente. Poi in appello intervenne l' «insufficienza di prove» e ora la Cassazione ha messo la parola fine al processo. Da Palazzo Chigi non c' è alcun commento. Solo un generico «massimo rispetto per le sentenze» pur «dimostrando sentimenti di vicinanza alle famiglie delle vittime». Più esplicita la sottosegretaria alla Giustizia Daniela Melchiorre, che proviene dalle file della magistratura militare: «27 anni dopo questo esito ha per tutti gli italiani il sapore amaro della sconfitta e per questo sono personalmente vicina alle famiglie delle 81 vittime». Molti duri i commenti di Rifondazione, Verdi, Pdci, Margherita e sinistra Ds mentre la Cdl parla di «schiaffo al governo». E c' è anche Francesco Cossiga che invita il governo a presentare un ddl per il risarcimento. Per i vertici dell' Aeronautica militare, la verità è stata finalmente ristabilita: così il capo di Stato maggiore, generale Vincenzo Camporini, può dire che la sentenza della Cassazione ha dissolto per sempre «le ombre gettate ingiustamente sull' Aeronautica militare».