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«Quell'assurda guerra tra perizie»
Sara Menafra
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)
9 gennaio 2007

Ci si mise anche la guerra delle perizie sulla strada di chi cercava di capire cosa fosse successo davvero al Dc9 dell'Itavia. Una guerra condita da depistaggi e strani rapporti tra periti e imputati dell'Aereonautica militare italiana, che forse neppure i pm e le parti civili seppero bloccare come dovevano. «Abbiamo perso anni seguendo perizie a cui non si dava credibilità. Non ho mai capito perché», dice il professor Mario Vadacchino, docente di Fisica al Politecnico di Torino e dal 1990 tra i periti delle parti civili al processo per i depistaggi sul caso Ustica. A novembre scorso durante il convegno «Politicamente scorretto» (dedicato a inchieste e memoria storica di quel che è accaduto negli ultimi cinquant'anni in Italia organizzato tutti gli anni da Carlo Lucarelli alla Casa della conoscenza di Casalecchio di Reno) tenne una conferenza proprio su questo argomento. E sullo stesso argomento sta completando un libro.
Quando parla dell'inutilità di alcune indagini tecniche o almeno del tempo perso seguendo ipotesi poco credibili a cosa si riferisce?In particolare alla cosiddetta perizia Misiti, dal nome del perito che presiedeva il collegio.
E' la perizia diventata nota perché sosteneva che nel Dc9 italiano c'era una bomba e che fu l'esplosione dell'ordigno a distruggere l'aereo...Il collegio Misiti ha avuto una storia particolarmente travagliata. Ci sono state accuse di scorrettezza tra i suoi membri due dei quali furono ad un certo punto allontanati dal collegio avendo perso la fiducia dei magistrati a causa dei loro contatti con gli imputati. I periti stranieri non sapevano l'italiano, come peraltro qualcuno degli italiani non sapeva l'inglese e questo ha indubbiamente reso perlomeno lenti i suoi lavori. La relazione finale fu firmata da tutti, ma poi due periti consegnarono una nota aggiuntiva che considerava possibile una tesi alternativa a quella principale. Il testo riflette pienamente questa confusione ed è privo dei minimi requisiti di scientificità: come la tesi di uno studente che ha fretta di laurearsi, nella quale le conclusioni sono incongruenti con il testo.
Che quella perizia fosse illogica lo dissero anche i magistrati?Lo dissero con chiarezza. I pubblici ministeri scrissero, lo cito testualmente : «Non si ha ovviamente la competenza per valutare le singole asserzioni su cui si fonda il giudizio conclusivo del collegio, va però detto che la parte conclusiva dell'elaborato è affetta da tali e tanti vizi di carattere logico, da tante contraddizioni e distorsioni del materiale probatorio raccolto nella fase descrittiva e nelle perizie collegate, da essere inutilizzabile».
E allora perché la lunga discussione?Forse si poteva scegliere di abbandonarla subito, ma non tutti i magistrati erano convinti che si potesse arrivare ad una scelta del genere. Non voglio entrare in polemica, ma ricordo che lo spazio dato alla discussione su quel documento e alle divisioni tra i periti fu enorme.
E i periti di parte non potevano avere un ruolo?Con il vecchio codice di procedura penale, quello che fu applicato a quel processo, avevamo molto poco spazio. Partecipavamo ad alcune riunioni peritali, neppure a tutte.
Lei ha una sua ipotesi su quel che accadde quella notte?Dai dati che ho visto credo che un missile sia esploso a pochi metri di distanza dall'aereo. So che ci sono periti che anche recentemente hanno sostenuto che l'aereo abbia subito una quasi collisione, ma ricordo che al processo questa versione dell'accaduto fu messa in crisi.
Com'è finita questa guerra di perizie?Nella sentenza della Corte di assise di appello i giudici scrivono che la colpa del mancato accertamento delle cause della perdita del Dc9 non è dovuta alla magistratura. Scrissero: «La colpa o la mancanza di supporto è dovuta essenzialmente ai tecnici o alla scienza, che pur avendo recuperato il 96% del relitto, non sono stati in grado di affermare con certezza, perché di questo ha bisogno la giustizia, non di ipotesi o probabilità, nemmeno prossime al 50%». I numeri citati sono chiaramente errati e mostrano una poca comprensione delle difficoltà oggettive tra cui la mancanza di molti dati radar.
Detta così sembra che abbiano usato la scienza per nascondere le difficoltà politiche di un processo contro i vertici dell'Aeronautica e che impattava contro le relazioni internazionali italiane di quegli anni. Cosa bisognava chiedere ai periti?Non certezze che la scienza non può dare.