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Spie, servizi e l'ombra di Ustica
Daria Bonfietti (Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica)
Fonte: L'Unità (http://www.unita.it)
29 ottobre 2006

Apprendiamo in questi giorni che il magistrato Giovanni Salvi era spiato, in anni recenti, e non possiamo non condividere le sue affermazioni che «situazioni di questo genere minano alla radice la sopravvivenza di qualsiasi società democratica».

Credo sia utile ricordare che anche in passato, proprio sullo stesso magistrato, furono rinvenute schede, obiettiva prova di operazioni illecite, presso lo Stato maggiore dell´Aeronautica. Si era all´epoca delle indagini sulla tragedia di Ustica, che il dottor Salvi conduceva, come P.M, insieme al giudice Istruttore dottor Priore. Allora si parlava di comunista, oggi di collaboratore di brigatisti.

Questo non per voler tornare ossessivamente alla vicenda di Ustica, che peraltro deve rimanere una grande questione di dignità nazionale, e che costantemente si mostra paradigma della realtà di questo Paese, ma per sottolineare come in quella vicenda, come nelle attuali, riemerga una "zona oscura", patologica, nei comportamenti degli apparati che continua nel tempo.

Dobbiamo dunque sentire, come cittadini, una grande amarezza nel renderci conto che mentre qualcuno opera con dedizione, e spesso anche con sacrificio, per servire lo Stato democratico ed applicare e far rispettare le sue leggi, sempre all´interno dello Stato si trova chi lo considera nemico da controllare, spiare ed ostacolare.

Ma il problema rimane sempre più profondo e su questo deve essere il costante impegno di tutte le istituzioni dello Stato: come possano annidarsi e continuare ad agire, anche in forme diverse, nel tempo, forze assolutamente mancanti di lealtà istituzionale?

Abbiamo avuto comportamenti delittuosi, penso ai tanti depistaggi per le stragi, che sono stati scoperti e condannati, ma è la continua "deviazione" che deve essere considerata e in nessuna maniera accettata.

Per molto tempo si è parlato di una zona d´equivoco tra una lealtà all´Occidente, all'Alleanza Atlantica, e la fedeltà alla propria nazione, ma ora a tanti anni dalla caduta del Muro di Berlino non ci possono più essere alibi. Si deve trattare solo di lealtà alla Repubblica e alle sue leggi.

Ed è la politica che deve scendere in campo esercitando tutta la sua potestà. Certamente la magistratura deve individuare le responsabilità penali personali, ma bisogna pur tener conto che gli ordini più scabrosi non si mettono per iscritto, e le prove vengono facilmente cancellate da chi conosce tutte le trame.

Quindi c´è un ruolo "penale" della magistratura, ma un altrettanto importante ruolo della politica, dell'Esecutivo, del Parlamento che devono vigilare, nella trasparenza, sui comportamenti complessivi, sui rapporti tra le istituzioni e sulla lealtà dell´operare degli apparati. Senza sudditanze, non ci debbono essere zone d´ombra.