Ventisette giugno 1980, sono passati 25 anni dalla tragedia di Ustica. Bisogna sforzarsi di leggere questi anni come storia del nostro Paese. Vi abbiamo trovato i volti diversi della magistratura, quello che non vuole cercare e si adagia nelle nebbie del disinteresse - penso agli anni sprecati delle indagini del giudice Santacroce - quello invece che sa trovare la sua dignità nell'impegno per il rispetto della legge e la ricerca della verità - l'indagine del giudice Priore.
Abbiamo sofferto il disinteresse di una serie ininterrotta di governanti, annichiliti davanti alla responsabilità dell'evidenza, sempre pronti a trovare alibi per non agire correttamente, muti davanti a comportamenti militare colpevoli.
E un'istituzione dello Stato, l'Aeronauitca militare, schierata compatta con tutte le sue strutture a difesa dei suoi privilegi, compreso quello di operare contro la verità per proteggere suoi ufficiali, nella consapevolezza assoluta di avere sola il sapere tecnico. E che si onora di vedere ai propri vertici una catena ininterrotta di generali espressamente indicati dai giudici come protagonisti dello sforzo contro la verità.
E poi abbiamo visto il Parlamento che si sforza, con le varie commissioni parlametari stragi, di individuare responsabilità e di suggerire corretti comportamenti, ma il più delle volte non viene ascoltato o non trova la forza di farsi ascoltare.
E sullo sfondo sempre una società civile pronta a muoversi e far sentire la sua volontà di verità e trasparenza, nella consapevolezza che il rispetto della legge sia la base per la corretta convivenza.
Questa è la storia di 25 anni d'Italia e di impegno per la verità per Ustica.
Oggi possiamo indicare risultati ottenuti: abbiamo saputo che "l'incidente al Dc9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento», e che i generali, a capo dell'Aeronautica militare italiana all'epoca dei fatti, sono stati responsabili di "alto tradimento" per non aver informato di quanto avevano immediatamente appreso sulla presenza di aerei militari nella vicinanza del Dc 9.
Ma è ancora al Paese, alla sua storia complessiva che dobbiamo guardare, nella consapevolezza che "quella notte con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, sono stati violati i confini della Patria, sono stati infranti i diritti di sicurezza delle linee di comunicazione, è stata spezzata la vita a cittadini innocenti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto".
Con questo atto si è inciso profondamente nella realtà del nostro Stato, contro la sua dignità nel consesso internazionale, contro i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Allora Ustica deve diventare sempre più non una questione di verità per 81 vittime, ma una vera questione di dignità nazionale.