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Ustica: L'accusa di Bonfietti al sottosegretario: contro le vittime ancora provocazioni
Giusi Marcante
Fonte: Il Manifesto, 28 giugno 2011
28 giugno 2011

Trentun anni dopo i parenti «cercano la verità non una verità». Daria Bonfietti ieri nella sala del consiglio comunale di Bologna ha risposto a quella che ha definito una «violenta campagna di provocazione». Non ha mai nominato il sottosegretario Carlo Giovanardi che di lì a poche ore in una sala del Pdl avrebbe nuovamente sostenuto la tesi della bomba. Ma le parole erano rivolte a lui. Come ha fatto anche il neo sindaco Virginio Merola al suo primo appuntamento con i familiari: «Io, come del resto tutti voi e l'intero Paese, non accetto che il percorso ostinato per la verità giudiziaria sia messo in discussione ciclicamente all'avvicinarsi di ogni anniversario della strage. La domanda che tutti noi ci continuiamo a fare è: cos'è successo nei cieli di Ustica 31 anni fa? Dal punto di vista storico noi sappiamo. Dal punto di vista giudiziario continuano le difficoltà a mettere a disposizione le prove». Il sindaco nel parlare di verità storica si richiama a quello scenario di guerra aerea di cui il Dc9 è rimasto vittima inconsapevole. Uno scenario negato da Giovanardi per cui il comune di Bologna si arroga il diritto di rappresentare una tragedia nazionale.
Eppure è stato il presidente della Repubblica ieri, in continuità con quello che aveva detto l'anno scorso, a ribadire che su Ustica «ogni sforzo deve essere compiuto, anche sul piano internazionale, per giungere finalmente a conclusioni che rimuovano le ambiguità, i dubbi e le ombre che ancora oggi circondano quel tragico fatto». Ambiguità e ombre che per il sottosegretario non ci sono tranne il fatto che la Libia non ha mai risposto alle rogatorie. Giovanardi era attorniato da Aurelio Misiti, il presidente del collegio dei periti incaricato dal giudice Rosario Priore che però poi bocciò questo lavoro (ma perché non gli era funzionale dice Misiti a Bologna), dall'ex generale Vincenzo Manca già vice presidente della commissione stragi, dall'ex generale dell'Aeronautica Enrico Pinto, dall'ex ministro Giuseppe Zamberletti che ha azzardato l'ipotesi di un attentato libico. Misiti, attuale sottosegretario alle infrastrutture dei Responsabili, difende la sua tesi della bomba e poco importa che l'aereo sia partito con due ore di ritardo perché all'aeroporto di Bologna «poteva entrare chiunque». Filippo Berselli, presidente della commissione giustizia del Senato, è convinto che «dopo 31 anni sia impossibile arrivare ad una giustizia piena». E ancora le famose 21 tracce di aerei militari nell'elenco che la Nato ha fornito a suo tempo al giudice Priore nel 1997 e che è uno dei documenti alla base della sua sentenza ordinanza in cui si afferma che il Dc9 è stato abbattuto. Di tre o quattro di questi aerei la Nato starebbe decidendo la decodificazione come ha spiegato il giornalista Andrea Purgatori in un articolo sul Corriere della Sera apparso alla vigilia della strage aggiungendo che molti indizi portano in Francia. Giovanardi si è scagliato violentemente contro questa ipotesi e ha lasciato al generale Pinto spiegare di che aerei si tratti. Il documento che viene mostrato è una rielaborazione a cura dello stesso Pinto che non apprezza la domanda della cronista quando gli chiede più volte di spiegare l'origine di quella carta. «Ho utilizzato gli atti processuali e nel documento si comprende benissimo» spiega Pinto che poi augura «buona fortuna» ai pm romani che stanno indagando sulla strage di Ustica.
Eppure anche ieri erano presenti in tanti a Bologna assieme all'associazione. C'era anche Lucia Davanzali, la figlia di Aldo il patron dell'Itavia. È l'82esima vittima della strage, all'Itavia venne revocata la concessione aerea e la compagnia fallì. E durante la giornata il giornalista Fabrizio Colarieti (suo il blog Notte criminale) ha reso nota la testimonianza di un uomo che la sera del 27 giugno '80 era in vacanza in Calabria e vide aerei che inseguivano e si sparavano vicino a Crotone. A suo avviso quegli aerei erano degli F16 israeliani, cosa facevano? Per caso davano la caccia a quel Mig che venne trovato a Castelsilano? Il testimone si è detto pronto a riferire tutto ai magistrati.