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Lettera di Daniele Osnato, legale di 62 delle vittime della strage di Ustica, a Carlo Giovanardi
Daniele Osnato
5 marzo 2011

Stamani (5 marzo 2011, ndr) ho ricevuto una telefonata al cellulare: era un parente delle Vittime della Strage di Ustica che mi diceva di leggere l'Espresso a pagina 18.

L'On.le Carlo Giovanardi, da circa un anno, pubblicizza il libro del suo amico Vincenzo Manca, dal titolo: "Giustizia e Verità: Ustica". Sostengono i due che il DC9 della compagnia Itavia, quella sera del 27 giugno del 1980, era esploso a causa di una bomba, forse araba. In loro sostegno trovano l'On.le Aurelio Misiti, soltanto un insegnante Ingegneria Sanitaria ed Ambientale, che però aveva ricevuto l'incarico peritale da parte del Giudice Rosario Priore di verificare le cause del disastro aereo.

Il sig.Misiti, nelle sue conclusioni peritali degli anni '90, aveva escluso ogni evidenza radaristica circa l'intersezione del volo civile da parte di uno o più aerei militari che avrebbero potuto lanciare un missile. Il processo penale successivo, però, lo ha poi smentito. Seppur con evidente contraddizione, tra l'altro, anche il Sig.Misiti aveva dovuto concludere la propria relazione con la seguente frase: "Per tutto quanto esposto, il CP ritiene che l'abbattimento del DC9 mediante missile sia da ritenersi come ipotesi ragionevolmente da escludersi, anche se l'abbattimento mediante impatto con missile inerte potrebbe rendere ragione delle caratteristiche di ritrovamento di esplosivo incombusto su alcuni reperti".

Durante il processo penale svoltosi presso la 3° Sezione della Corte di Assise di Roma il sig. Giovanardi e lo scrittore Vincenzo Manca erano assenti. Adesso, invece, dichiarano di conoscerne le deposizioni e le conclusioni. Forse, però, sarà il caso di rammentare un passo con cui si è concluso quel processo: "Alla luce di tutti questi elementi di valutazione, ritiene pertanto la Corte che i dati del radar MARCONI, emergenti dai tabulati della sera del 27 giugno 1980 e relativi al settore 7 interessante il percorso del DC9 IH870, siano indicativi, con una probabilità apprezzabile e significativamente superiore a quella ipotizzata dalla commissione MISITI, della presenza di almeno un velivolo intersecante la rotta del DC9 in corrispondenza della zona del disastro".

Nonostante le superiori emergenze processuali, il sig.Giovanardi, ed i suoi Colleghi, non si sono preoccupati di approfondire, ma anzi si sono costantemente lanciati in affermazioni del tutto apodittiche senza conoscere minimamente né i fatti né le risultanze dibattimentali.
Giovanardi poi, dopo la morte del Presidente Cossiga, ha iniziato a sostenere che lo stesso avesse successivamente ritrattato le interviste già rilasciate alla stampa concernenti la sua conoscenza che fosse stato un missile francese ad abbattere il volo civile. Lo ha dichiarato costantemente, durante convegni e tavole rotonde, persino nelle Prefetture, addirittura convocando una riunione presso il Museo della Memoria ed affermandolo di fronte alla carcassa dell'aereo civile lì conservato. Il sig.Giovanardi questa storia l'ha continuata a ripetere persino in Parlamento, nella veste ufficiale di rappresentante del Governo, in sede di chiarimenti alle domande dello stesso suo collega Misiti. L'uno faceva domande e l'altro rispondeva; un bel duetto, non c'è che dire.

In questo continuo stalking di informazioni errate, a parte la giustificabile indignazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, a me spesso rappresentate da più parti, nessuno - a parte qualche giustificabilissima reazione - ha voluto replicare. Un pò per rispetto della memoria del propri Parenti, un pò per non dare alcun ulteriore risalto mediatico al sig.Giovanardi. Ma Giovanardi ha continuato, imperterrito.

Da parte mia, come legale di 62 Parenti, mi ero imposto un silenzio stampa, per non condizionare affatto il giudizio dei Magistrati che con tanto impegno ed abnegazione, e nonostante tutto, continuano tutt'ora ad occuparsi della vicenda. Un silenzio stampa, si badi bene, autoimposto, voluto e mantenuto sino ad oggi.
E così veniamo alla pagina 18 dell'Espresso, dove Giovanardi dice: "I familiari delle vittime sono avvertiti: rischierà una sonora querela chiunque sosterrà che il Dc9 dell'Itavia fu abbattuto sui cieli di Ustica il 27 giugno del 1980 durante un combattimento aereo tra velivoli militari o da un missile, tirando in ballo depistaggi della nostra Aeronautica militare. Per il governo, che mette in campo i risultati di tutti i processi e di tutte le commissioni di esperti che hanno lavorato intorno alla tragedia, c'è una sola verità: a fare esplodere l'aereo fu una bomba. E 31 anni dopo ha incaricato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi di vigilare sul rispetto di questa versione, anche tramite l'Avvocatura dello Stato, onde tutelare l'onore dell'Aeronautica e dei suoi generali se qualche scettico dovesse tornare a ipotizzare loro responsabilità".
Debbo, allora e per forza di cose, sciogliere il mio silenzio.

Sig.Giovanardi, Lei è ignorante, nel vero senso del termine, perché non solo non conosce gli atti processuali ma non sa nemmeno che, invece, il Presidente Cossiga aveva parlato e precisato; anzi aveva giurato!

Aveva giurato, Cossiga, davanti ad un Tribunale della Repubblica, sostenendo di essere stato informato che "ad abbattere il DC9 Itavia, per mero errore, sarebbe stato un aereo dell'Aviazione Marina Francese decollato da una portaerei al largo del sud della Corsica". Il Presidente emerito, in quella sede, aveva precisato che "l'aereo francese aveva in realtà come missione l'abbattimento di un aereo che trasportava il Colonnello Gheddafi". "Ricordo anche" - aveva spiegato Cossiga - "che insieme all'ammiraglio Martini considerammo, a tal proposito, la circostanza che il radar italiano aveva "battuto la traccia" sulla diagonale di Olbia" e che "questa circostanza, infatti, rendeva plausibile che l'aereo fosse partito da una portaerei. Se infatti - aveva detto il Senatore a vita - l'aereo fosse partito da un aeroporto sarebbe rimasta traccia della partenza". "L'ammiraglio, durante il nostro colloquio, mi riferì anche che sembrava che il pilota francese si fosse suicidato, dopo aver appreso che l'aereo che aveva colpito era in realtà un aereo civile italiano" e che "i francesi non gli avrebbero dato nessuna spiegazione o informazione". Cossiga, ancora, aveva ulteriormente aggiunto di essere stato informato dal generale Santovito (anch'egli, prima di Martini, direttore del SISMI) che "i Servizi Italiani avevano salvato il Colonnello Gheddafi da un attentato perché era stato avvisato di non partire con l'aereo oppure di tornare indietro dopo essere partito". Cossiga, insomma, non ha mai ritrattato, ma ha deposto e giurato, dettagliatamente e finalmente ridando verità a ciò che Lei, sig. Giovanardi, pervicacemente dichiara ignorando.

Caro sig. Giovanardi, a parte le Sua ignoranza, deve sapere che la nostra Aeronautica militare l'aveva battuta quella traccia di un volo nascosto e nemico, in prossimità del volo civile. E lo ha nascosto, e lo ha negato. Il processo penale si è concluso con l'assoluzione per il reato di "attentato agli organi costituzionali" (art.289 c.p.), opportunamente depenalizzato in corso di processo grazie ad un Decreto Legge del Suo attuale Presidente, ciò con l'aggiunta dell'inciso "atti violenti" per la realizzazione del reato. E la Cassazione non ha potuto che prenderne atto.

Ma l'assoluzione, in ogni modo la si interpreti, non ha mica riguardato quei Militari preposti al controllo ed agli obblighi di verità. Non era questa, infatti, l'imputazione, e non erano quei soggetti che certamente erano chiamati a rispondere in quella sede. E neppure l'Aeronautica Militare Italiana era alla sbarra, ma soltanto i suoi Capi. Lei lo sa benissimo, anche se fa finta di dimenticarlo.
Epperò gli obblighi dell'A.M., in tutta questa vicenda, sono stati oltremodo mortificati, oltraggiati ed avviliti, in dispregio alle più elementari regole di verità ed onestà. Regole che avrebbero dovuto permeare il comportamento di certi soggetti, uomini deviati di un sino ad allora rispettabile "corpo armato", ma uomini che, però, erano organicamente inseriti in quella struttura addetta al controllo ed alla sicurezza di quel volo civile; struttura che è stata la 82° vittima di questa storia. Uomini di pezza, venduti alle convenienze di carriera e del silenzio di cameratismo, uomini che non meritano certo tale titolo.

Tutti coloro che hanno voltato lo sguardo dall'altra parte, tutti coloro che hanno dimenticato di aver sentito, tutti coloro che hanno nascosto, tutti coloro che, pur potendo testimoniare, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, tutti coloro che, adesso, hanno buttato fango alla nostra Aeronautica militare, arrecando più danni che benefici, in nome di una omertà che non può essere né accettabile né giustificabile in nessun modo e nemmeno in nome dell'attuale Governo da Lei rappresentato; tutti questi soggetti infangato ''onore dell'Aeronautica, non certo chi ha lottato, e tuttora lotta, per la Verità.
Lei, sig.Giovanardi, è solo ignorante. Altri non lo erano e sono rimasti impuniti, perché se nella nostra bella Italia ci fosse stato il reato di ignominia le cose sarebbero andate ben diversamente e, forse, qualcuno ne avrebbe fatto davvero le spese. E forse non dovrei stare qui a perdere il mio tempo a scriverLe.

Di fatto, però, nessuno ha avuto ragione; né Lei né i depistatori. Perché, vede sig. Giovanardi, in questa bella Italia ci sono persone che non dimenticano, ci sono Magistrati che non smettono di lavorare, ci sono Persone che non si fanno intimidire. Neppure da Lei, sig. Giovanardi.

La invito, per tutto quanto sopra, a denunziarmi, anzi La prego. E La invito a deferire la mia all'Avvocatura dello Stato con la quale ho combattuto, fianco a fianco, la battaglia processuale e che si è costituita parte civile, insieme ai Familiari delle Vittime, contro quei Generali e quella Aeronautica Militare deviata e sporcata da qualche abietto soggetto.

Forse Lei dimentica, sig.Giovanardi, Lei insieme ai Suoi amici, che in quell'aereo, quella triste sera, sono stati trucidati 81 Cittadini italiani, e che in fondo a quel mare è finita pure la dignità di un intero Paese. Abbia, quindi, la compiacenza di tacere, d'ora in innanzi. E se non lo vuol fare per le Vittime, Lo faccia per Lei; perchè ci fa davvero una bruttissima figura.

Daniele Osnato