Si i naugura oggi a Bologna, nel giorno del ventisettesimo anniversario della strage, il Museo per la Memoria di Ustica. A tagliare il nastro, oltre al sindaco Sergio Cofferati, Daria Bonfietti, presidente dell'associazione parenti delle vittime, e altri rappresentanti delle istituzioni locali, è attesa per il governo il ministro Giovanna Melandri, che durante le fasi di avvio del progetto era ministro ai Beni Culturali. Allestito negli spazi di un ex deposito di autobus, non lontano dalla stazione, il Museo è stato costruito attorno al relitto del DC9 abbattuto nel cielo di Ustica la notte del 27 giugno 1980 durante «un atto di guerra in tempi di pace» provocando la morte di 81 persone. Il progetto, voluto dall'associazione parenti delle vittime e redatto dagli architetti Letizia Gelli e Gian Paolo Mazzuccato, è nato negli anni '90 con la giunta Vitali. Nel 2001 fu stipulato il protocollo d'intesa per la sua realizzazione fra ministero di Giustizia, ministero per i Beni culturali ed enti locali, Regione, Provincia, Comune. Il museo avrà anche un forte valore simbolico per ricordare una vicenda lunga e controversa fatta di depistaggi, e in cui la verità e i colpevoli devono ancora emergere. È dello scorso anno il ricorso in Cassazione presentato dal governo contro la sentenza della Corte d'appello che aveva assolto i vertici dell'Aeronautica.
Condizione indispensabile per la nascita del museo fu, fin da subito, la presenza del DC9 non appena questo fosse reso disponibile dall'autorità giudiziaria. Cosa che si è concretizzata lo scorso anno con l'imponente trasporto dei resti dell'Itavia a bordo di oltre una dozzina di camion per l'ultimo viaggio del velivolo dall'hangar di Pratica di Mare fino a Bologna, città da cui partì nella notte di quella tragica estate senza mai arrivare a destinazione. Poi è stata la volta della difficile collocazione negli spazi del museo in cui si trova ora, tre capannoni uniti per una superficie totale di mille metri quadri, in una sala di trenta metri per trenta. Calato dal tetto, con la coda alta otto metri in un unico pezzo, per la quale è stato necessario abbassare il pavimento di un metro e mezzo. Il museo ha preso forma intorno all'enorme involucro del relitto. La sagoma, divisa in sei spezzoni, è stata lavata pezzo per pezzo per scongiurare il deterioramento causato dalla salsedine, ogni tassello ricollocato a ricostruire lo scheletro metallico dell'aereo frutto di un lavoro certosino. La senatrice Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime, ha chiesto all'artista francese di fama internazionale Christian Boltanski di creare un'installazione permanente capace di raccontare la memoria e trasmettere emozioni. L'opera d'arte di Boltanski dialoga con il relitto, senza però trattarlo come se fosse la rappresentazione di una tragedia, perché l'aereo stesso è un testimone e protagonista reale di quella tragedia. Insieme al DC9 a Bologna sono arrivate anche alcune casse con gli effetti personali delle vittime, presenti nel museo, ma non visibili. Nella sala ci saranno 81 lampadine come il numero delle vittime, oltre alle voci di viaggiatori a fare da sottofondo. Boltanski ha voluto così porre l'accento sui progetti di vita che avevano gli 81 civili a bordo. Ad accompagnare la visita la proiezione del documentario «Ero nato per volare» realizzato da Enza Neuroni e Marco Melega, in cui l'aereo racconta in prima persona ciò che è accaduto.
Il museo, costato due milioni e mezzo di euro ripartiti fra ministeri ed enti locali, nasce con l'obiettivo di diventare un punto di riferimento per la comunità e un'occasione di conoscenza per tutti i giovani nati dopo il 1980. Per i quali, per ragioni anagrafiche, quella strage non appartiene alla memoria. La documentazione, compresi gli atti processuali e tutto ciò che è stato prodotto intorno alla strage, sarà conservato all'Istituto storico Parri.
A concludere le celebrazioni per il 27mo anniversario alle 21.30 al teatro Manzoni in prima assoluta l'orazione civile del musicista e cantautore Pippo Pollina «Ultimo volo», opera di teatro musicale da un'idea di Ruggero Sintoni e la regia di Velia Mantegazza, con la partecipazione straordinaria di Manlio Sgalambro e gli archi della filarmonica Arturo Toscanini. Prima dello spettacolo ci sarà la proclamazione dei vincitori del «Premio Ustica per il teatro 2007».