Un giudice ha condannato i ministeri dei Trasporti e della Difesa a risarcire i 15 familiari di quattro vittime della strage di Ustica quando, il 27 giugno '80, un Dc9 Itavia precipito' a largo dell'isola palermitana provocando la morte di 81 persone e aggiungendosi alla lista dei grandi misteri italiani. Il magistrato Gianfranco Di Leo, della seconda sezione civile del tribunale di Palermo, ha condannato i due dicasteri, rappresentati dall' avvocatura distrettuale dello Stato, a complessivi 980 mila euro a favore dei parenti di Gaetano La Rocca, Marco Volanti, Elvira De Lisi e Salvatore D' Alfonso a fronte di richieste di alcuni milioni di euro.
Ai quattro parenti di La Rocca sono stati assegnati, in quote diverse, 460 mila euro. Ai quattro familiari di Volanti 200 mila euro. Ai tre congiunti di De Lisi 180 mila euro. Ai quattro parenti di D' Alfonso 140 mila euro. Hanno quindi avuto ragione, nella scelta prodecurale, gli avvocati palermitani Vincenzo e Vanessa Fallica, e di Bologna, Giorgio Masini, che rappresentavano i familiari di La Rocca e Volanti, che non avevano seguito l'iter del processo che si era concluso in Cassazione il 10 gennaio scorso e nel 1990 avevano citato in sede civile la presidenza del Consiglio, il ministero dei Trasporti, e il ministero dell'Interno per ottenere il risarcimento per la morte dei due passeggeri. A loro, successivamente, si erano aggiunti nella richiesta i familiari di De Lisi e D'Alfonso. Un' altra citazione era stata definita nel maggio 2006 dal giudice Giovanni Inzerillo che ordino' il pagamento di oltre 130 mila euro in favore dei familiari di un'altra vittima, Rita Guzzo.
La Suprema corte, nel gennaio scorso, aveva chiuso la vicenda del processo penale per la strage di Ustica dichiarando inammissibile il ricorso del procuratore generale della Corte d' Appello di Roma che aveva chiesto una riformulazione della sentenza di assoluzione dei due generali dell'Aeronautica coinvolti. Respingendo il ricorso la Cassazione avrebbe precluso la possibilita' di riaprire il processo per i risarcimenti ai familiari delle vittime. Ma di cio' non e' certo l'avvocato Fallica secondo cui 'i familiari delle vittime possono ancora chiedere il risarcimento in sede civile in quanto il tempo per la prescrizione puo' decorrere dalla chiusura del procedimento penale terminato in Cassazione il 10 gennaio scorso'. 'Sono stati persi 26 anni - aggiunge - Questo processo si poteva concludere in un anno ma il giudice palermitano ha invece aspettato l'esito degli altri processi. E' pacifico che ci sia stata una vera e propria disfunzione dei servizi dello Stato non solo in occasione del disastro ma anche delle fasi concernenti l' accertamento dello stesso disastro.
Per questo lo Stato deve pagare il risarcimento agli eredi delle vittime che tanto hanno patito per la tragedia'. Fallica nella 'comparsa conclusionale' aveva sostenuto, che 'e' ormai pacifico e processuale che il Dc 9 e' caduto per un' esplosione, e non importa se l'ordigno era dentro l'aereo o se la caduta sia stata provocata da un missile'. 'Se l' aereo e' esploso per una bomba a bordo - scriveva - c'e' responsabilita' degli organi preposti dallo Stato per il controllo della sicurezza dei voli. Seguendo l'ipotesi che l' ordigno sia esploso dall'esterno non appare dubbio che essa debba considerarsi connessa all'esercizio dell' attivita' militare svolta dalle Forze armate in ordine ad eventuali esercitazioni o di controllo di attivita' militari straniere'. 'Sulla prescrizione - continuava - non vi e' nulla da dire perche' il termine e' stato interrotto dal giudizio gia' instaurato dalla dante causa degli odierni attori con atto di citazione del 30 settembre 1984'.