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Ustica: le verità di Cossiga
Daria Bonfietti
Fonte: L'Unità, 28 gennaio 2007
28 gennaio 2007

"il dc9 di Ustica fu abbattuto da un missile di un Paese alleato" questa è la inaspettata dichiarazione del Presidente Cossiga che colpisce le coscienze e si abbatte sul panorama di delusione e rassegnazione che aveva circondato la vicenda all'indomani della confermata assoluzione, peraltro per insufficienza di prove, dei generali ai vertici dell'aeronautica militare italiana all'epoca dei fatti.
Doveva essere scontato che la mancanza di aspetti penali rilevanti nei comportamenti di alcuni non dava risposte sulla complessità della vicenda, ma oggi la gravità delle dichiarazioni deve imporre nuove considerazioni .
È intanto offensivo, proprio per la storia di Ustica e per l'autorità e il ruolo istituzionale ricoperto nei momenti cruciali della vicenda da Cossiga parlare, come si fa con malanimo in ambienti militari, di intossicazione dell'informazione o sottovalutare l'importanza della novità.
Io parlerei di sferzata alle coscienze.
Il presidente Cossiga ha sempre affermato di aver saputo soltanto, nel suo periodo di presidenza del Consiglio, che l'aereo era caduto per cedimento strutturale. Quando è ampiamente dimostrato che le cose sono andate im nasiera diversa, questa è una affermazione che già da le dimensioni di un grande imbroglio. Ha poi sostenuto in anni più recenti, ricordo nel 2003 un'intervista a Report, di essere convinto che Ustica fosse l'unico vero mistero italiano, ben custodito da ambienti militari, probabilmente non italiani. E dunque le dichiarazioni di oggi non sono da sottovalutare.
Trovano riscontro intanto nelle conclusioni contenute nella sentenza ordinanza del giudice Priore, che formalmente è la verità accertata, (""l'incidente al DC9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto")Ma poi si intrecciano con le dichiarazioni del leader libico Gheddafi che ha sempre parlato di un attacco nei suoi confronti.
Tutto questo riporta ad uno scenario internazionale sul quale c'è da un lato bisogno dell'attenzione della Magistratura, che penso debba trovare ulteriori spunti di impegno ma soprattutto dell'intervento del Governo. Lo scenario che molti da sempre hanno immaginato e al quale anche le recenti dichiarazioni di Cossiga riportano è uno scenario inquietante per svelare il quale si debbono evidentemente "conquistare" collaborazioni internazionali.

Il senatore Cossiga mette al centro del suo ragionamento le conoscenze dell'ammiraglio Martini. È un discorso molto complicato: intanto si deve dire che se"i sospetti" che muovevano le azioni, appassionate, improvvisate, discutibili dell'Associazione dei Parenti e dell'opinione pubblica, avevano così autorevoli riscontri, i Governi non potevano restare così "immobili" tra gli sforzi della Magistratura per cercare di ricostruire l'evento e l'impegno di settori dell'aeronautica a massacrare le prove. Insomma ancora una volta si conferma che il Potere esecutivo ha complessivamente grandi colpe di non vigilanza. L'ammiraglio Martini è morto, non possiamo risentirlo ora: ci sono le sue testimonianze e le sue dichiarazioni. Certamente non ha mai tenuto l'atteggiamento "oltranzista" di tanti militari che hanno negato ogni evidenza e quando ha lasciato qualche spiraglio, è documentato in quel diario dell'ambasciata americana a Roma, che in maniera ampiamente censurata abbiamo a disposizione, ha creato parecchio disappunto e provocato reazioni. "È inaccettabile posizione di Martini. L'ambasciata intende contattare primo ministro per sottolineare nostro disappunto." Sarebbe troppo chiedersi oggi, ricostruendo con pazienza i fatti, se il Primo ministro del tempo, prendendo atto delle rimostranze, abbia chiesto più spiegazioni agli Usa sull'incidente o abbia consigliato all'Ammiraglio prudenza?
Rimane il rammarico dei troppi generali autorevoli, ricordo anche Rana che trasmise importanti informazioni a Formica, di cui impariamo la verità troppo tardi.
Abbiamo un quadro di verità che incombe, dobbiamo aver la forza di far luce piena su una tragedia che è sempre più una questione di dignità nazionale. Tutte le Ististuzioni di questo Paese, dalle più alte, devono essere chiamate in causa. Bisogna assicurare che siano rispettati tutti gli adempimenti perché a tutti i cittadini, comprese le 81 vittime innocenti di Ustica, sia assicurato il diritto alla giustizia e alla verità. La Magistratura, a partire dai risultati fin qui ottenuti e dagli spunti degli ultime dichiarazioni, deve continuare nel suo impegno di ricerca, il Governo deve comprendere che è indispensabile il suo impegno e di controllo sugli apparati e sul piano della cooperazione internazionale. Una nuova situazione internazionale deve poter permettere di avere risposte dagli Usa, intanto sui quesiti fino ad ora lasciati cadere, e si deve ancora chiedere a Gran Bretagna, Libia e Francia.

Daria Bonfietti