Parla la ragazza che finì in coma durante la carica della polizia a un rave party alle porte di Milano. La sua testimonianza è stata raccolta da un blog milanese che rilancia un caso che ha tutte le caratteristiche di una storia di malapolizia. Per cui il consiglio è quello di rivolgersi a uno degli avvocati o a uno dei comitati che hanno dimestichezza con vicende del genere. Perché il parere dei medici, per l'ennesima volta, mette in dubbio la versione ufficiale sulle cause del ferimento. Perché Milano è una città con un questore dalla carica facile.
Mi chiamo M.Q. ho quasi 22 anni, e sono all'ultimo anno del corso di laurea di infermieristica. Nel tempo libero spesso mi capita di andare alle feste (i rave n.d.r.): è il mio modo di divertirmi. Ballare, ridere, divertirsi.. questo è la festa. Poi si, è vero, c'è anche la droga. Ma è forse l'unico posto dove gira?
Ed è vero anche che spesso la festa non è legale, nel senso che non è "autorizzata". E' il motivo per cui la polizia c'è quasi sempre. Però tutto si consuma in un rapporto civile: noi non lasciamo rifiuti e non andiamo via con addosso nessuna droga. Tutto si è sempre svolto in questa maniera e, nella mia esperienza, non avevo mai assistito a nessun problema, nessuna festa è mai finita in violenza perchè di noi si può dire quel che si vuole, ma certo non che siamo persone violente.
La fabbrica di Cusago era molto grossa e isolata. Ci avrebbe accolti tutti e non stava cadendo a pezzi mettendo a rischio nessuno.
Poi la polizia ha cominciato a caricare, con una violenza terribile, come se si fosse trattato di una carica da stadio. E' stato squallido, manganellate ovunque, uomini, donne, in modo assolutamente indiscriminato. Io ricordo che avevo questi pensieri, mentre scappavo. Mi chiedevo come fosse possibile che quello che stava accadendo stesse realmente accadendo. E poi all'improvviso bom, mi son svegliata 4 giorni dopo in ospedale.
Non ho alcun ricordo del coma. I miei amici mi hanno poi raccontato che ho perso conoscenza subito, poi mi sono risvegliata - non so dire con esattezza quante volte - molto confusa, avevo una sonnolenza incredibile, e alla fine mi sono addormentata completamente.
Nessuno, nella ressa ha visto chiaramente quello che è successo, anche perché era molto buio all'interno. Non ho quindi prove certe di cosa mi sia successo. Però i medici dicono che se fossi caduta di mio avrei sicuramente una ferita visibile da fuori, perché a 20 anni per rompersi il cranio cadendo bisogna prendere davvero una bella botta, che necessariamente lascerebbe una lesione. Invece io non ne avevo. Al contrario, i medici dicono che una manganellata ha la forza di rompere il cranio, ma non lascia alcuna ferita.
Vorrei fare qualcosa, vorrei che qualcuno perlomeno accertasse quello che è successo. Ma non ho prove certe e non so come fare.
Quello che so è che sono delusa, perchè non si può, per nessun motivo, arrivare ad un tale livello di violenza gratuito. Siamo persone, con i piercing e i pantaloni larghi, ma siamo comunque persone. Ho sentito i giornalisti parlare di me che ero in coma contrapposta a circa 40 poliziotti feriti: ma di cosa si sta parlando? E tutti gli altri ragazzi feriti? Quelli non contano?
Prima o poi, comunque, tornerò alle feste. Ci sono i miei amici, persone che mi vogliono bene e che non vedo l'ora di abbracciare. Devo ringraziarli per la vicinanza che mi stanno dimostrando in questi giorni. E ci tornero' senza brama di vendetta, con la gioia di essere ancora qua e di aver la fortuna di esser circondata da persone che hanno guadagnato il mio rispetto."