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Ecco com'è andato l'assalto al rave
Checchino Antonini
29 ottobre 2012

«L'Amministrazione comunale ringrazia le Forze di Polizia e dei Carabinieri che sono intervenute per mantenere l'ordine in questa inattesa e pericolosa situazione. Si ricorda che i "rave party" non sono legali, vengono organizzati con tam tam via web non visibili e muovono un numero di giovani enorme». Una sviolinata ai "nostri" ragazzi e l'amministrazione comunale di Cusago fornisce la propria versione sulla macelleria messicana di sabato notte: «L'allarme è stato dato nella mattina di sabato dall'Amministrazione, che è prontamente intervenuta con la propria Polizia Locale. Sul posto però, all'arrivo anche delle prime auto dei Carabinieri di Trezzano, ci si è trovati di fronte a quasi 400 persone che dalla notte avevano occupato i capannoni abbandonati nell'area dell'ex Standa. Si è palesata una situazione d'emergenza e di pericolo per l'ordine pubblico che ha richiesto anche l'intervento di Questore e Prefetto. Si è deciso quindi di chiudere il Viale Europa per impedire l'accesso all'area con mezzi propri e per contenere il fenomeno in un'area circoscritta». Ma di polizia disponibile non ce n'era: a San Siro giocava il Milan e c'era in quel quadrante un corteo di centri sociali. La gente ha continuato ad affluire per la festa rave.

«Intorno alle 23, reperite le forze dell'ordine necessarie e accertato che la situazione all'interno era inaccettabile, si è proceduto all'inevitabile sgombero. Con grande dispiacere (in mancanza di foto immaginiamo l'intera giunta costernata e con la testa tra le mani, ndr) si è appreso del ferimento di una quarantina di persone, tra i partecipanti al rave party e le forze dell'ordine, e della grave situazione di una ragazza ventiduenne, attualmente in coma, che risulta però caduta accidentalmente nel tentativo di uscire dal capannone».

«I danni sono stati limitati e non si è ravvisato alcun tipo di danno nel centro del paese», prosegue a mo' di bollettino di guerra il comunicato da Cusago, 3046 abitanti a una quindicina di km a sudovest di Milano. Sindaco donna del pdl che dopo i saluti iniziali termina il proclama con altri ringraziamenti a forze dell'ordine e autorità di ogni foggia e livello «e a tutti coloro hanno collaborato per cercare di contenere un fenomeno di grande pericolo».

A sentire un suo concittadino che passava lì per caso sabato - ed è stato intercettato da Radiopopolare - «sabato era tutto tranquillo, c'erano le transenne, sembrava una sagra». Infatti era solo la festa per i dieci anni di Hazard Unitz Crew e perfino un sindacato di poliziotti suggerisce una via diversa: «La gestione dell'ordine pubblico deve essere improntata maggiormente al dialogo, al fine di evitare scontri come quelli avvenuti sabato, mirando quindi al risultato ma anche alle conseguenze». Certo, si può sostenere che il Siulp sia più preoccupato dell'incolumità dei propri iscritti che di quella dei cittadini ma è la seconda stoccata al questore, la prima è stata del Siap, ed è più "pesante" dei salamelecchi del comune. Anche il Siulp, ex sindacato unitario, chiede un «cambio di rotta» al questore dopo soli 29 giorni dall'insediamento.

Luigi Savina, 58 anni, lunga esperienza nella mobile, anche a Palermo, forse è tornato a Milano per fronteggiare la penetrazione delle cosche nel tessuto economico e sociale - l'Expo è ostaggio della criminalità organizzata - ma se è così lo sa solo lui perché da quando è arrivato ha solo distribuito manganellate: debutto con castighi corporali ai ragazzini dei licei che contestavano il ddl Aprea, poi sfratto di occupanti di case con cariche, cacciata del collettivo Lambretta e 48 ore fa la macelleria messicana di Cusago con relativa rivendicazione. Il collettivo di mediattivisti di Milano X: "La ragazza, una ventiduenne di Cuneo, è in coma farmacologico. La abbracciamo forte, speriamo possa uscire dal coma presto e che al suo risveglio chi l'ha ridotta così si sia già ritirato nell'oblio che merita. Il questore se ne deve andare".

Come spiega il sito Milano in movimento, nella ricostruzione dei fatti da parte del collettivo che ha promosso la festa «c'è un intero manuale per costruire un'imboscata: finta trattativa da parte della digos e operazione lampo non appena arriva l'ok per procedere allo sgombero con cariche, lacrimogeni e conseguente devastazione di crani e strutture. Il massacro era prevedibile e quindi premeditato. Nella narrazione mediatica della vicenda rivediamo l'agonia di un giornalismo milanese costruito su veline e conferenze stampa di questura. A reti unificate non c'è una testimonianza, una ricerca di fonti, un tentativo di comprendere il reale comportamento della polizia, bollando 1500 giovani come balordi alterati da sostanze e alcol che hanno aggredito inermi celerini».


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