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Sabina Rossa: «Chiudere quella stagione? Ora non è possibile: troppi i punti oscuri»
La figlia di Guido, operaio ucciso dalle Br, propone invece di avviare un «lavoro di analisi di tutti: non solo vittime e carnefici, ma anche forze politiche, intellettuali. Siamo lontani dall'amnistia»
Angela Mauro
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
18 settembre 2007

Dell'amnistia per il momento proprio non avverte la necessità. Ma Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa, il sindacalista e operaio metalmeccanico ucciso dalle Br il 24 gennaio 1979, non avverte nemmeno la necessità di chiudere oggi la stagione degli anni di piombo. «Spero che Bertinotti, nel suo ragionamento fatto a Parigi, intendesse indicare la necessità di cominciare a elaborare quegli anni, senza accantonarli come abbiamo fatto finora», dice Rossa, ora senatrice dell'Ulivo e autrice (con Giovanni Fasanella) di un libro sull'omicidio di suo padre ("Guido Rossa, mio padre").

Non è ancora maturo il tempo per chiudere il capitolo, dunque?
Credo che chiudere quel capitolo sia un obiettivo che molti auspicano. Il problema è capire cosa significa chiudere: se significa creare le condizioni generali perchè una democrazia avanzata come la nostra decida di porre le condizioni perchè questo si verifichi, bene. Ma sul fatto che le condizioni ci siano già, ho dei forti dubbi.

Perchè?
Se per chiudere il capitolo intendiamo un semplice voltar pagina e decidere tout court che è chiuso, solo perchè qualcuno lo ha deciso, la cosa non è credibile. Invece, proprio oggi è in atto in Italia un processo critico, forte e significativo, che coinvolge non solo gli ex terroristi, ma si sta allargando ad esempio ai familiari delle vittime che, sempre più numerosi, stanno svolgendo un'analisi approfondita del passato. Emblematico in questo senso è "I silenzi degli innocenti" (libro di Giovanni Fasanella, ndr.), nel quale per la prima volta parlano le vittime di trent'anni di violenza, dalla strage di Piazza Fontana ad oggi. Voglio dire che su quegli anni si sta attivando un processo di analisi attenta con una motivazione forte per una ricerca di verità e giustizia. Ma c'è ancora buio sulle stragi in italia, siamo lontani da un processo che possiamo considerare esaustivo.

Da dove si inizia secondo te?
C'è tutto un lavoro da mettere in atto e dovranno collaborare tutti i soggetti politici e gli intellettuali: non solo i terroristi e le vittime perchè non sono solo loro i soggetti di quella stagione. Dovrà collaborare anche la destra perchè è un passato che non riguarda solo la sinistra: ci sono stragi su cui nessuna forza politica parla. Tutto questo per dire che mi sembra una forzatura ideologica chiudere un capitolo che ancora ha bisogno di chiarezza. E poi c'è da valutare un altro aspetto.

Quale?
L'insorgenza di ultime cellule terroristiche. Benchè siano esigue dal punto di vista della consistenza numerica, sono degne di attenzione. Quello che spaventa è la loro capacità di reclutamento verso le nuove generazioni. Nessuno di noi può sentirsi di sottovalutare il fenomeno. Una volta che ci abbiamo lavorato sopra, chiudere il capitolo diventa allora un valore positivo da consegnare alle prossime generazioni.

Di amnistia, dunque, nemmeno a parlarne?
Amnistia significa chiudere senza mettere in atto nessuna elaborazione della storia di quegli anni, si rischia di ferire chi ha già pagato. Io non sono d'accordo. Si rischia di fare elaborazioni culturali ambigue e di dare insegnamenti negativi ai giovani. Penso a Fanny Ardant che ha definito Curcio un eroe. Ecco, questo significa mitizzare figure che hanno alimentato anni bui ed è pericoloso per i ragazzi che non conoscono la storia perchè a scuola quella parte di storia non si studia. Io vorrei che fosse invece inserita nei programmi scolastici. E trovo che l'istituzione della giornata della memoria per le vittime del terrorismo, il 9 maggio, sia una buona iniziativa. Mi dispiace per le critiche da parte di Rifondazione, partito al quale vorrei dire che il punto non era la data, ma semplicemente trovare un momento per iniziare un lavoro anche nelle scuole.

Un lavoro, anche delle forze politiche, sugli "anni bui", dici. Forse però la fase è un po' troppo complicata da non permettere una serena discussione. A più di un anno dal tuo ingresso in Parlamento, che idea ti sei fatta della politica?
Dico che bisogna provarci. Quello sugli anni di piombo non può essere un dialogo solo tra terroristi e vittime. Della mia esperienza in Parlamento non sono delusa, mi è rimasto l'entusiasmo, sono contenta e non mi spaventa il fenomeno Beppe Grillo: lui non è la risposta, a nulla. Non ci dà alcuno strumento.

Pensi ad una iniziativa istituzionale per avviare il lavoro di cui parli?
Vorrei lavorarci, sono in contatto con i presidenti delle grandi associazioni delle vittime del terrorismo, da piazza della Loggia alla strage di Bologna. Vorrei pensare ad una iniziativa insieme a loro. Il prossimo 9 maggio potrebbe essere l'occasione per una giornata di approfondimento.

Un dibattito con Bertinotti come lo vedresti, cosa gli diresti?
Si può iniziare così, almeno cominciamo a parlarne. Cosa gli direi? Nè io, nè lui possiamo pensare a soluzioni per chiudere il capitolo, occorre attivare un processo che deve essere allargato. La contrapposizione che viene spesso fatta tra vittima e carnefice è solo uno scoop mediatico, niente di più finchè non c'è volontà di ricerca storica. Spero che con le sue parole Bertinotti non intenda un semplice voltar pagina, ma un cominciare a pensarci per non accantonare la questione come abbiamo fatto fino ad oggi.

Al termine di questo percorso di analisi e approfondimento, ci può stare l'amnistia?
Ora non la vedo, bisogna vedere dove ci porterà il percorso di cui parlo.