Una parola tabù: anni di piombo. Ora come sempre, ora più di sempre. A Parigi, alla festa del partito comunista francese, Fausto Bertinotti risponde ad una domanda su alcuni terroristi detenuti in Francia. «Bisogna trovare una soluzione definitiva ad un problema storico - dice il presidente della Camera - Il Parlamento ha di recente adottato un provvedimento di civiltà giuridica come l'indulto. Ora bisogna trovare il modo di chiudere definitivamente un capitolo in cui c'è stata sofferenza per tutti. Bisogna però sempre tenere in primo ordine chi ha combattuto per il mantenimento della democrazia». Parole semplici, di buon senso.Intanto tra il pubblico vengono distribuiti e circolano volantini sul caso della brigatista Marina Petrella, arrestata il 21 agosto scorso. Sul punto Bertinotti osserva che l'Italia deve rispettare le decisioni della Francia: «Sia quando si attiene alla dottrina Mitterrand (contraria all'estradizione dei terroristi italiani rifugiati in Francia, ndr) che quando se ne discosta». Insomma, una discussione pacata, ad ampio raggio, nella quale c'è spazio per interventi di ogni genere. E' la democrazia. Luca Volontè dell'Udc non la pensa così.
Volontè si scaglia contro Bertinotti: «Le parole del presidente della Camera alla Festa dell'Humanité di Parigi ci lasciano stupefatti. L'idea di pacificazione che salvaguardi i terroristi fuggiaschi all'estero è improponibile». «Senza offesa per la terza carica dello Stato - prosegue il presidente dei deputati Udc - è auspicabile che Bertinotti si astenga dall'esprimere giudizi del genere, visto che nel gruppo parlamentare dal quale proviene non è stata presa alcuna decisione su Caruso, per le esternazioni pro br e contro Marco Biagi, e sul capogruppo al Senato di Rifondazione comunista, che ha più volte fatto sapere come il suo pensiero sia rivolto esclusivamente alla riabilitazione di terroristi di estrema sinistra». Per Volontè fra il '76 e il 2006 sono passate ventiquattr'ore - massimo quarantotto - non decine di anni di discussioni, riflessioni, prese di distanza. Anche e soprattutto di carcere per molti dei protagonisti di quella quasi incredibile e anche terribile stagione. Volontè sposa al cento per cento la linea Gasparri, in pratica siamo all'esibizione del cappio di leghista memoria. Nemmeno la Dc forlanian-andreottiana degli anni ottanta aveva questa linea (linea?) di pensiero. All'epoca, da Flaminio Piccoli a Beppe Pisanu, fu detto che sarebbe stato utile cercare e trovare una soluzione politica.
Eppure - anche all'interno del governo Prodi - c'è chi da questo orecchio non ci sente proprio. Un esempio? Silvana Mura dell'Italia dei valori. «La stagione degli anni di piombo si deve chiudere una volta per tutte - sentenzia la deputata dipietrista - ma si può farlo seguendo un'unica strada, fare in modo che chi ha commesso reati saldi il suo debito con la giustizia. Altra soluzione non può esserci, anche perchè altrimenti ci si dovrebbe incamminare sulla via di un'amnistia e questo è inaccettabile». Indulto e amnistia sono parole impronunciabili per Di Pietro & c. E' stato già un miracolo riuscire a fare il primo e cioè l'indulto. Ma non parlate a due terzi abbondanti del parlamento italiano di amnistia. E si badi bene, che - tranne rarissimi casi - non è un problema di pericolosità sociale. C'è un problema di ben altra natura, che riguarda i rapporti tra maggioranza e opposizione nel Parlamento italiano, il vortice populistico giustizialista che sembra - almeno mediaticamente - soffocare come un sudario l'intera penisola, l'assenza di analisi dettagliata sulle reali condizioni del paese sul fronte della criminalità organizzata. Quella che continua a vivere e prosperare - almeno secondo le relazioni della commissione parlamentare antimafia - da decenni. «Penso che Bertinotti abbia ragione - osserva Giovanni Russo Spena - bisogna trovare una soluzione politica, condivisa, di civiltà per chiudere il terribile e doloroso capitolo degli anni di piombo. E questo non significa certo "fuori tutti i brigatisti". Gli autori di attentati recenti dovrebbero essere esclusi da un eventuale provvedimento, così come chi mostri ancora segni di pericolosità sociale. Abbiamo il massimo rispetto per i parenti delle vittime e non giustifichiamo nessun crimine commesso dai terroristi - aggiunge il capogruppo in Senato di Rifondazione comunista - Ma sarebbe opportuno chiudere, anche dal punto di vista giudiziario, una stagione storica lontana nel tempo e finita per sempre». Un problema sollevato da Sergio D'Elia della Rosa nel pugno, dal Verde Paolo Cento e da tanti altri. Il tentativo di rompere un muro che dopo trent'anni dovrebbe essere abbattuto per comune senso politico della storia.