Il gip di Milano Fabrizio D'Arcangelo ha accolto la richiesta della Procura di archiviare l'ultima indagine sulla strage di Piazza Fontana, del 12 dicembre 1969, che causò 17 morti e 88 feriti, con al centro nuovi accertamenti relativi a nuovi spunti investigativi. La decisione di archiviare l'indagine, l'ultima sulla strage alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, è arrivata dopo un anno. Il primo ottobre dell'anno scorso il giudice, dopo aver fissato un'apposita udienza, si era riservato se archiviare l'inchiesta a carico di ignoti, come chiesto dalla Procura, o accogliere l'istanza presentata, tramite l'avvocato Federico Sinicato, dai familiari delle vittime per continuare a indagare.
La richiesta di archiviare era stata inoltrata nell'aprile del 2012 dall'allora procuratore aggiunto Armando Spataro e dal pm Grazia Pradella i quali per due anni avevano esplorato quattro nuovi spunti, tra cui anche quello relativo alla tesi della 'doppia bomba' avanzata dal giornalista Paolo Cucchiarelli nel libro Il segreto di piazza Fontana al quale Marco Tullio Giordana si era ispirato nel film Romanzo di una strage.
Gli altri spunti erano stati indicati sia dalle indagini sfociate in un rapporto investigativo inoltrato alla Procura di Brescia dal tenente colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo sia dall'avvocato Sinicato. Il legale aveva sollecitato approfondimenti circa il ruolo avuto da Ivano Toniolo, Ivan Biondo e Marco Balzarini del gruppo Freda in relazione agli otto attentati ai treni commessi nell'agosto '69 e che hanno preceduto la strage. Inoltre aveva chiesto di identificare "una persona di giovane età, amico di Giancarlo Rognoni (...), figlio di un direttore di banca" e che avrebbe avuto rapporti con l'ex estremista nero, esperto di timer e inneschi, Massimiliano Facchini.
Ora il giudice ha deciso di mettere la parola fine anche a questa nuova indagine avviata dai pm milanesi dopo che la Cassazione, nel 2005, aveva confermato l'assoluzione di Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, il trio ordinovista condannato in primo grado all'ergastolo. Nelle motivazioni del provvedimento il gip tra l'altro scrive: "La constatazione che non vi sono altri colpevoli dichiarati tali in un dispositivo di sentenza non costituisce certo una ragione sufficiente perché si possa ipotizzare di protrarre all'infinito indagini prive di serio fondamento"