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La fine di Giovanni Ventura, uomo dei misteri di piazza Fontana
Fonte: Corriere del Veneto, 4 agosto 2010
4 agosto 2010

«Neanche ora lo lasciano tranquillo, eppure se n'erano dimenticati tutti. Purtroppo è vero: Giovanni si è spento dopo la malattia che lo aveva minato nel fisico, da quattro anni appena sessantenne, costringendolo in sedia a rotelle». Mariangela Ventura conferma così la morte del fratello Giovanni, coinvolto nell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana del dicembre 1969. «Mio fratello Giovanni Ventura - aggiunge - è morto lunedì, nella sua amata Buonos Aires, dove sarà anche sepolto nel cimitero cristiano». Venerdì prossimo si svolgerà una messa in suffragio nella chiesa della Pieve di Castelfranco Veneto (Treviso), dove Giovanni Ventura ha passato gli anni della scuola e dove vive la sorella Mariangela.

I PROCESSI SU PIAZZA FONTANA - Giovanni Ventura era stato condannato all'ergastolo in primo grado a Catanzaro il 23 febbraio 1979 a conclusione del primo processo per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Con lui erano stati condannati Franco Freda e Guido Giannettini. L'anarchico Pietro Valpreda e il neofascista Merlino erano stati condannati a quattro anni e mezzo per associazione sovversiva. Il 12 agosto 1979 Ventura venne arrestato a Buenos Aires mentre Franco Freda in Costa Rica. Il 20 marzo del 1981 la Corte d'assise d'appello di Catanzaro assolverà per insufficienza di prove i neofascisti e la Cassazione il 10 giugno del 1982 annullerà la sentenza con rinvio del processo a Bari. Il primo agosto del 1985 la Corte d'assise d'appello di Bari assolverà tutti gli imputati per insufficienza di prove. Nell'ultima inchiesta sulla strage di Piazza Fontana il nome di Giovanni Ventura era ritornato, insieme a quello di Franco Freda, alla ribalta. Per entrambi, se non fossero già stati giudicati in via definitiva sarebbe scattato il rinvio a giudizio. Nella sentenza di assoluzione dei neofascisti veneti (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Carlo Digilio, Giancarlo Rognoni e Stefano Tringali) i giudici hanno scritto che sicuramente Giovanni Ventura e Franco Freda hanno partecipato all'organizzazione della strage mai i due appunto non potevano più essere processati. Ventura era tornato a vivere in Argentina a Buenos Aires dove aveva aperto un ristorante.

I COMMENTI - «Con la morte di Giovanni Ventura la verità sulla strage di Piazza Fontana si allontana di molto, di molto, di molto»: lo ha detto all'agenzia Ansa Guido Lorenzon, l'insegnante di Treviso che nel 1969 raccolse le confidenze del presunto terrorista, di cui era conoscente, sull'esplosione del 12 dicembre. Lorenzon collegò alcune frasi di Ventura, che preannunciavano qualcosa di «grosso» che sarebbe accaduto di lì a poco, ed ebbe l'occasione di vedere casualmente prima dell'attentato un timer del tutto simile a quello usato alla Banca dell'Agricoltura, un'apparecchiatura che il giovane stesso gli avrebbe mostrato, senza tuttavia aggiungere altro. «Il decesso di Ventura - ha aggiunto Lorenzon - è un fatto che insiste su due ambiti, il primo privato e il secondo pubblico. Sotto il profilo privato esprimo tutto il rispetto e il cordoglio per questa perdita. Sul piano pubblico invece devo riconoscere che si perdono forse - ha sottolineato - le ultime possibilità di fare chiarezza su quel terribile evento». Lorenzon conobbe Ventura nel 1962, mentre svolgeva il ruolo di assistente per gli studenti interni del liceo classico «Pio X» di Borca di Cadore (Belluno), al quale il neofascista, originario di Castelfranco Veneto (Treviso), era iscritto. L'ultima volta che lo vide, ha riferito l'insegnante trevigiano, oggi giornalista, fu nel 1979, nei giorni del processo di Catanzaro. Un rapporto definito da Lorenzon «cordiale», tanto che i due si sarebbero anche intrattenuti nelle pause del processo a giocare a carte, nonostante egli fosse testimone d'accusa e Ventura imputato. «Non ho commenti da fare, se non dire che mi dispiace per lui»: lo ha detto all'agenzia Ansa, in merito alla morte di Giovanni Ventura, Giancarlo Stiz, il giudice di Treviso che, nel 1970, dette un contributo decisivo a spostare le indagini della Procura della Repubblica di Milano dalla pista anarchica a quella neofascista in merito alla strage di Piazza Fontana. «Mi dispiace - ha aggiunto Stiz - anche perchè Ventura avrebbe potuto dire la verità». (Ansa)