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"Piazza Fontana: nessuno è Stato"

Piazza Fontana: nessuno è Stato - Maingraf Editore - Bresso (MI)
Autore: Fortunato Zinni

"... 16.37: una deflagrazione spaventosa squarcia l'aria.
Il boato è tremendo, lo spostamento d'aria mi manda lungo disteso fino alla porta d'ingresso della saletta dell'ammezzato che dà sul corridoio opposto a quello della Direzione.
Avverto solo che d'improvviso è tutto buio. Dopo il boato c'è un silenzio tombale.
Mi rialzo a fatica, tutto dolorante. Inconsciamente, come del resto tutti gli altri colleghi, imbocco la breve rampa di scale, diretto verso il pian terreno. Molti corrono verso l'uscita e tanti sono feriti.
Passando vicino al bancone del portiere istintivamente alzo la cornetta del telefono che squilla all'impazzata.
È la Questura che chiede spiegazioni: è scattato il segnale di allarme."

Qualcuno ha detto che con la strage di Piazza Fontana abbiamo perso l'innocenza.
Per uno che al momento dello scoppio di quella maledetta bomba era semplicemente un giovane impiegato di banca fra i tanti, non è stato facile.
In tutti questi anni di infinita ingiustizia, non è mai venuta meno la volontà di continuare a lottare.
Non mi sono mai arreso, anche quando la giustizia, come una novella Penelope, ha continuato fino ai giorni nostri a tessere le sue trame, disfacendo nel tribunale di una città la sentenza emessa dal tribunale della città precedente fino a chiedere, alla fine, ai familiari delle vittime il pagamento delle spese processuali, chiudendo così, con un ultimo sfregio, il processo più lungo e contraddittorio della storia giudiziaria italiana.
È la "giustizia bellezza", è stato il commento delle solite vestali. Sarà pure così. Ma siamo di fronte all'atto conclusivo di una ingiusta giustizia. E mai ossimoro è stato più calzante.
Il mio impegno a cercare la verità continua con questo libro.
Da qualche parte la verità c'è. Basta cercarla.
Lo devo a quei morti, tutti conoscenti e amici, lo devo a quella gente accorsa sul sagrato del Duomo il 15 dicembre 1969 per sbarrare il passo a chi voleva ricacciare indietro il paese.

Porterò sempre con me il ricordo incancellabile di quegli sguardi e di quell'urlo indimenticabile.
Tanto più assordante perché... muto.

Fortunato Zinni

Note: