Rete Invibili - Logo
Firenze: per Sollicciano il Comune chiede garanzie sui tempi
Fonte: Repubblica, 6 settembre 2005
6 settembre 2005

Lo avevano definito un provocatore e avevano replicato duramente all'ultimatum dettato nel cuore di agosto dal suo ufficio di Palazzo Vecchio: "O risanate celle, bagni e cucina oppure io tra quindici giorni chiudo Sollicciano per motivi di tutela della salute pubblica", annunciava l' assessore Graziano Cioni al direttore del carcere Oreste Cacurri. "Quando mai si è visto un amministratore pubblico che minaccia i vertici di un penitenziario?", ribatteva il provveditore regionale delle carceri Massimo De Pascalis. "La Asl compie rilievi a intervalli regolari dentro Sollicciano e anche questa volta abbiamo avviato i lavori necessari.
Non c'è bisogno che il Comune detti gli ultimatum, i cantieri sono sempre aperti qui dentro". Sembrava l' inizio di uno scontro e invece non resta niente dei toni esasperati dei quella prima reazione nella lettera inviata da Cacurri al Comune in cui sono elencati nel dettaglio i lavori in corso dentro il carcere: corridoio di collegamento con le varie sezioni, la zona degli ambulatori, i locali delle docce, il reparto giudiziario, la zona cucina e una previsione dei tempi necessari per completare almeno gli interventi più urgenti". Un bollettino, insomma, ma non certo di guerra. E Cioni davvero non ce la fa a nascondere la soddisfazione: "Finalmente si è aperto un dialogo costruttivo, ho fatto bene a sollecitare l' iniziativa dei dirigenti. Dicevano che ero un pazzo a minacciare di chiudere il carcere, come se non fosse la legge a stabilire che al Comune spetta la tutela della salute dei cittadini. E i detenuti di Sollicciano sono residenti, senza contare che molti di loro una volta usciti sono affidati ai servizi sociali di Palazzo Vecchio. Sia chiaro, comunque, che io il provvedimento non lo ritiro, l' ultimatum resta. Ho chiesto un incontro tra i tecnici della Asl, del Comune e del carcere per esaminare lo stato dei cantieri e farmi scrivere nero su bianco la data d' inizio e fine dei lavori, che poi dovranno essere verificate". Rimane grave, aggiunge Cioni, il problema del sovraffollamento: "Anche se rispetto a luglio oggi ci sono cento detenuti in meno, la situazione è sempre drammatica. E non dimentico la cella di 27 metri quadrati dove vivono in nove".
Di questo soprattutto vuole parlare Franco Corleone, garante dei diritti delle persone detenute a Firenze, che sta preparando "un'iniziativa forte su Sollicciano, una vera e propria vertenza carcere che smuova le coscienze e faccia saltare sulla sedia questa città". Corleone ricorda come Sollicciano sia stato il primo e unico penitenziario ad essere pensato e costruito come un carcere aperto, "di forma circolare per essere in armonia col mondo esterno e non rappresentare solo una fortezza punitiva, chiusa, lontana e piena di spigoli. Un carcere moderno in cui i detenuti avrebbero dovuto entrare in cella solo per dormire", dice ancora, "e passare il resto del tempo a studiare e lavorare. Dovevano starci al massimo 500 persone, ora ce ne sono il doppio. La gente sana si ammala e quando esce porta nella società le proprie malattie.
La salute in carcere non è solo un diritto soggettivo ma anche un'assicurazione per la collettività intera". Secondo Corleone l' ultimatum di Cioni ha scatenato "un evento unico, un fatto nuovo, perché ha spinto l'amministrazione penitenziaria a riconoscere l' autorevolezza dell'intervento comunale e questo è un buon segno da parte del direttore. Considerando che il sindaco di Firenze è anche presidente dell' Anci, mi auguro che questo segnale possa servire da stimolo agli altri istituti di pena italiani. Il carcere non è una fisarmonica che si può allargare a dismisura. È un edificio fatto di cemento, dove le persone non devono essere accatastate una addosso all'altra. Sono anni che Sollicciano aspetta un cambio di rotta, una dignità nuova".