A fine dicembre il "Corriere dell'Umbria", nella pagina della cronaca di Perugia ha parlato, per il caso di Aldo Bianzino, di "morte naturale". L'uscita dell'indiscrezione, perché di questo si tratta, ha fatto reagire, comprensibilmente, Massimo Ceppi, segretario Provinciale Sinappe di Perugia: "È stato uno dei pochi articoli dei vari giornali, soprattutto a livello locale che ha riportato la notizia.
Fatto strano... strano perché per mesi giornali, Tv, internet, ecc., per il caso in questione hanno dedicato un enorme (e giusta) attenzione, con commenti, opinioni, pensieri, per la maggior parte dei casi, come sappiamo, sostenendo teorie indirizzate in un'unica direzione. In alcuni casi (non molti a onor di cronaca e solo su alcuni giornali) sostenendo teorie a dir poco fantasiose, carceri modello Sud America, carceri e carcerieri modello Pinochet, codici rossi, abbiamo letto frasi del tipo: torturatori, picchiatori professionisti...Si è cercato il mostro e il colpevole a tutti i costi.
Ecco - ha scritto Ceppi su "Spoleto Online", quotidiano telematico umbro di larga diffusione - oggi si scopre che il colpevole o i colpevoli non ci sono, che il mostro in questo caso non esiste. Ora si sostiene che il povero Sig. Bianzino è morto per cause naturali, un "aneurisma celebrale", una patologia terribile che non dà scampo, si scopre altresì che non esistono costole fratturate e milze spappolate..."
Il sollievo di Ceppi è comprensibile è comprensibilmente Ceppi se la prende con quella stampa (noi in primis) che parlò di "codice rosso". Il problema è che ieri, quando parlammo di codice rosso, quanto oggi quando si parla di "cause naturali" (che fu in realtà la prima versione fornita dalle autorità carcerarie), si stanno raccontando ipotesi sulla base si indiscrezioni. Ora, la voce dell'aneurisma, per buona pace di Ceppi e del Corriere dell'Umbria, gira da diversi mesi. Era già nota, per essere precisi, a metà novembre. Indiscrezione appunto che, come tutte le indiscrezioni, si può prendere o meno per buona.
Tanto per cominciare dunque, non c'è al momento nessuna verità ufficiale in quanto i rilievi autoptici finali non sono ancora depositati. Ma ammettiamo che l'indiscrezione sia vera: Aldo aveva un aneurisma in testa, una "bomba a tempo" che non lo avrebbe perdonato.
Un po' come dire che uno ha una debolezza congenita al femore e che dunque, un giorno o l'altro, si spezzerà una gamba. Ecco allora che uno gli da una spinta, oppure quello cade in una buca del manto stradale, si rompe il femore e il commento è "beh, tanto prima o poi..". L'assicurazione secondo lei paga o no? Se fossi l'assicuratore cercherei di non pagare ma se fossi quello col femore rotto cercherei di spiegare che senza spinta, o senza buca, magari il femore me lo tenevo intatto ancora per diversi anni...
Caro Ceppi, la vicenda di Aldo Bianzino resta una pessima storia anche se Aldo aveva un aneurisma. Mi ha spiegato un medico che un aneurisma salta per varie ragioni: un'attività sessuale che pompa molto sangue ma anche uno spavento e molte altre cause o concause che mettono il cuore sotto stress, non per forza tutte completamente naturali come un colpo di vento o che dipendono dalla nostra volontà, come un atto sessuale appunto. Cosa fece quella notte Aldo nella sua cella, cosa gli accadde?
Sarebbe morto dieci anni dopo, due, un mese, un giorno dopo? Nel calendario cosmico della sua esistenza la data fissata dal grande creatore per il decesso era lunedì 15 ottobre 2007? Ma Aldo morì il 14 in prigione, nel luogo dove uno stato di diritto dovrebbe assicurare la massima salvaguardia degli accusati, tra l'altro in attesa di accertamento. E mi lasci dire caro Ceppi, che né Aldo né la compagna Roberta dovevano essere due grandi assassini se, dopo la morte di Aldo, lei venne scarcerata in fretta e furia. Non le pare, caro Ceppi, che ci sia comunque qualcosa che non va?
Io sono tra quelli che ha scritto "codice rosso". E può darsi sia una mia fantasia basata, come tutto, su indiscrezioni, mezze parole, detto e non detto. Ma non è proprio strano questo silenzio - dei media certo ma anche della magistratura umbra - su un caso talmente ordinario da essere, inizialmente, contrabbandato come una intossicazione, nascondendo alla compagna di Aldo che Bianzino era già morto?
Non ci sono anche secondo lei elementi che richiedono - certo anche da parte di noi giornalisti - una seria e approfondita riflessione? Non è un po' troppo semplice mettersi l'anima in pace perché tanto Bianzino, ammesso che la causa della morte sia effettivamente l'aneurisma, era condannato a morte da una malformazione congenita?
Io capisco caro Ceppi che lei voglia difendere non solo l'istituzione ma le tante brave persone che ci lavorano. Che si preoccupano dei "loro" carcerati e che cercano di iniettare umanità in un'istituzione difficile da governare e che resta inumana, lei penso sarà d'accordo, per principio, com'è inumano il principio di privazione della libertà, ancorché in molti casi necessario e obbligatorio per legge. E non spetta certo a lei fare l'accusatore. Ma mi lasci dire che per ora siamo ancora nel campo delle illazioni e dunque è giusto che lei faccia le sue ipotesi e che noi ci teniamo le nostre.
In attesa di una verità certificata, l'unico fatto vero e incontrovertibile è che Aldo Bianzino, entrato sano a Capanne il 12 ottobre 2007, ne è uscito morto la mattina del 14. Con un aneurisma scoppiato, può darsi, ma anche con un fegato spappolato. Si è detto (altra indiscrezione dopo quelle sulla milza e le costole poi stranamente scomparse) che il fegato è spappolato perché gli fu praticato un massaggio cardiaco. Sul fegato spappolato dubbi non ce n'è, ci sono le fotografie. Più che spappolato è "strappato", dicono i medici. Per massaggio cardiaco? Io sarò un tipo fantasioso ma... non mi pare ci possano essere dubbi sulla distanza tra il fegato e il cuore.