Verso le 19 il corteo ha raggiunto l'occupazione abitativa in via Mompiani. Il diritto alla casa era uno dei filoni tematici della manifestazione milanese nel decennale dell'uccisione di Dax, Davide Cesari. E' da queste parti, nell'area Grizzly, in Corvetto, che le cinquemila persone confluiranno per finire con un concerto di 99 Posse, Assalti Frontali e molti altri.
Dalle dirette di Dinamo Press e Milano in movimento viene fuori il quadro dinamico di un corteo tutt'altro che rituale. S'è mosso da Piazzale XXIV Maggio organizzato in aree tematiche: casa, repressione, studenti, palestre popolari. Dal camion il racconto della "notte nera di Milano", dieci anni fa.
La prima sosta è dalle parti di via Tabacchi, dove c'è la caserma della polizia dalla quale partivano le volanti la notte del 16 marzo 2003. E' molto vicina al luogo dell'omicidio di Dax ed è protetta da ingenti spiegamenti di polizia e griglie di protezione. La polizia quella notte ebbe un ruolo preciso: viene ritenuta responsabile del mancato soccorso di Dax e delle cariche al San Paolo, l'ospedale dove giunse già morto. Partono i primi lacrimogeni che incrociano gli oggetti che giungono dai manifestanti. Il corteo va avanti e arriva in via Brioschi, proprio accanto al Tipota dove uccisero Dax. Sulla targa si legge: "Rassegnazione è paura e complicità! Contro la rassegnazione pensare l'impensabile! Contro la paura imparare il coraggio! Cospirare vuol dire respirare insieme. Viva Dax libero e ribelle. Davide 16.03.03. Ucciso perché militante antifascista".
Una parte del corteo, molto lungo e partecipato, passa accanto ad una discoteca la cui proprietà fa riferimento a un partito di destra, ed è frequentata da quella gente. Piove vernice! La polizia pedina il corteo che si dirige verso il centro e "sanziona" alcuni sportelli bancari in Porta Ludovica. Colpita dalla vernice anche l'accademia militare in corso Italia. L'italiano medio, che nemmeno sa per cosa si manifesti, reclama dai marciapiedi che ci vorrebbe la polizia, che questi sono pazzi, che dove andremo a finire.
Per schiarisi la memoria è necessario cliccare il portale delle reti-invisibili.net dove Francesco Barilli ha ricapitolato anche quella storia. Nella notte fra il 16 e il 17 marzo 2003 moriva Davide "Dax" Cesare, militante del Centro Sociale O.R.So ("Officina di Resistenza Sociale") di Milano. Era da poco uscito, assieme ad alcuni compagni, da un bar del quartiere ticinese. Fuori, ad aspettare i ragazzi, un paio di neofascisti armati di coltelli, spalleggiati da un terzo elemento più anziano. Si scoprirà solo in seguito che i due giovani sono fratelli e che l'uomo è il loro padre; si tratta rispettivamente di Federico, Mattia e Giorgio Morbi (28,17 e 54 anni all'epoca del fatto). L'aggressione dei neofascisti è rapida e particolarmente violenta. Numerose coltellate vengono inferte in punti vitali: Davide non giungerà vivo all'ospedale; altri due ragazzi sono feriti (uno in modo grave, ma si salverà).
Una dinamica che si ripeterà nel 2006, in una notte d'agosto quando due fascisti accoltellano a morte Renato Biagetti. Sua madre ne reclama ancora il ritorno con vita sulla scia delle Madres argentine dei desaparecidos. Stefania Zuccari, la mamma di Renato, era nel corteo anche stavolta, con Rosa Piro, la madre di Dax, e Patrizia Aldrovandi, la madre di Federico, con le altre Madri per Roma città aperta e Haidi Giuliani che è sempre stata al fianco di Rosa.
Seguono altri fatti a dir poco inquietanti. Prima il ritardo nei soccorsi; sul luogo del delitto arrivano per prime numerose pattuglie di polizia e carabinieri, che rendono ancora più difficoltoso l'arrivo del personale medico. Poi al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, gli amici dei feriti (sconvolti dalla notizia che per Davide non c'è più nulla da fare) vengono brutalmente picchiati dalle forze dell'ordine. Uno scenario che ricorda tristemente le cronache di Genova e Napoli 2001; con la differenza che, stavolta, la brutalità della polizia non ha neppure la debole scusa delle tensioni di piazza. Una brutalità che finirà col coinvolgere anche personale di assistenza medica e pazienti dell'ospedale: in seguito alle cariche il pronto soccorso dovrà cessare il servizio fino alle sette del mattino seguente, e numerosi pazienti finiranno con l'essere trasferiti in altre strutture.
Infine giunge l'ultima vergogna, quasi un marchio di fabbrica delle vicende di cui abbiamo parlato finora: le menzogne degli apparati dello Stato, assecondati da organi di stampa sempre compiacenti e aiutati a posteriori dalla copertura morale prontamente offerta da certi politici. L'omicidio viene spiegato con il degenerare di una "rissa tra balordi". Un copione che verrà replicato anche in occasione dell'uccisione di Renato Biagetti.
Il pestaggio dei giovani al San Paolo viene giustificato con la reazione delle forze dell'ordine alle intemperanze dei compagni di Dax, ed in special modo alla loro richiesta di "trafugare" dall'ospedale la salma. Per fortuna le testimonianze dei giovani presenti all'ospedale, assieme alle dichiarazioni coraggiose di elementi del personale medico del San Paolo, hanno in seguito smentito quelle prime ricostruzioni (senza che, purtroppo, la stampa nazionale si sia affannata troppo nel concedere a tali smentite uno spazio uguale a quello che ebbero le prime, false versioni). Per i fatti di quella notte al S.Paolo, con la sentenza Cassazione, lo Stato ancora una volta si è auto assolto, assolvendo l'agente che pestava mentre due compagni pestati sono stati condannati nel 2009 a 20 mesi e costretti a versare 130mila euro col pignoramento del quinto dello stipendio.
Nel Maggio 2004 sono arrivate invece le sentenze per l'omicidio. Il figlio maggiore è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Il padre, inizialmente prosciolto perché non ritenuto responsabile dell'aggressione, è stato condannato a una reclusione di 3 anni e 4 mesi per il tentato omicidio di uno degli altri ragazzi aggergaditi quella notte. Al figlio minore, Mattia (che aveva 17 anni la sera dell' omicidio), il Tribunale dei Minori ha concesso la messa in prova in una comunità per un periodo di tre anni.
Al funerale di Dax, a Rozzano si tenne una grande manifestazione corale, con la Banda Bassotti a suonare durante il corteo. 'O Zulù lo cita riprendendo la canzone dedicata a Dax "Stalingrado Milano Baghdad" di Microplatform. Anche gli Stormy Six al Centro sociale Vittoria di Milano suonarono per lui.
Non è infrequente incontrare per Milano ed altre città d'Europa dei graffiti in sua memoria. Nel Settembre 2007 il murale con il viso di Dax e il suo nome a caratteri cubitali bianchi e neri è stato cancellato dall´Amsa dai muri della Darsena. In una lettera inviata al sindaco di allora, Letizia Moratti, la madre di Dax chiese di mettere a disposizione «un altro spazio dove possa essere ridipinto un murale che, oltre a ricordare mio figlio, sia di monito perché quello che è accaduto non si ripeta. Dietro a quel disegno non c´è solo una vita stroncata, ma anche l´impegno e il cuore di tanti antifascisti, compagni e amici di Davide, che ogni giorno al centro sociale Orso, come in altri luoghi, tengono alta la memoria antifascista». E sono proprio i compagni del giovane ucciso ad assicurare che «venga concesso o no un altro spazio, il murale verrà rifatto più grande e più bello». Il graffito venne rifatto sui muri della Darsena, nel marzo 2008 e nuovamente cancellato dalla giunta. Nel 2011 i muri della Darsena si colorano di nuovo.