"16 Marzo 2003: Massacro al San Paolo, polizia assolta". Questo il testo dello striscione calato dalle finestre dell'ospedale milanese San Paolo dall'Associazione antifascista "Dax 16 marzo 03" ieri mattina, subito prima della conferenza stampa convocata per lanciare i presidi in solidarietà coi ragazzi imputati nel processo relativo alla notte in cui morì Dax.
A Roma oggi alle 10 in piazza Cavour, nei pressi del tribunale, a Milano oggi alle 18 in zona San Babila e sabato 9 maggio dalle 18 alle Colonne San Lorenzo i compagni e le compagne di Davide urleranno la loro rabbia e il loro sdegno «contro l'autoassoluzione dello Stato dal massacro dell'ospedale San Paolo proprio come accaduto a Genova alla Diaz».
Quella notte di marzo di sei anni fa, mentre Dax si spegneva per le lame fasciste, i suoi amici erano accorsi all'ospedale dove era stato portato d'urgenza. Già in via dei Broschi, il luogo dove era avvenuto l'attacco fascista, «le forze dell'ordine e la presenza massiccia di blindati», ricordano i ragazzi, «rallentò l'arrivo dei soccorsi. Dopo che le ambulanze riuscirono a portare via Davide e un altro compagno, gravemente ferito, un plotone di poliziotti si presentò in tenuta antisommossa per "contenere" la disperazione dei presenti». Contenimento che si trasformò in cariche e manganellate fin dentro l'ospedale San Paolo. Una vera e propria mattanza nei reparti del nosocomio milanese «contro quei rossi di merda»: in realtà contro tutto e tutti. Pestaggi selvaggi e sangue ovunque. «Volti tumefatti, teste aperte, braccia e denti rotti» hanno fatto da scenario all'assassinio di Davide. «Abbiamo solo fatto in modo che i ragazzi non portassero via la salma» commentò il giorno dopo il questore Boncoraglio per giustificare gli scontri.
Un silenzio gelido cala immediatamente sulla vicenda.
Piena assoluzione in appello nel febbraio del 2008 per i tre agenti accusati in un processo che aveva visto, in primo grado, la condanna di un poliziotto, ripreso in un video amatoriale mentre manganellava una persona a terra, a quattro mesi per abuso di ufficio e di un carabiniere a sette mesi per il possesso di una mazza da baseball.
A nulla valgono le testimonianze del personale medico-sanitario di turno quella notte che assistette alle cariche indiscriminate dentro e fuori il prontosoccorso. Condannati, invece, in appello due ragazzi a un anno ed otto mesi e al risarcimento complessivo di oltre 100mila euro.
«Da Genova al San Paolo, la giustizia porta la divisa» si leggeva quel giorno sui muri di Milano. «Il processo ha visto come al solito i tutori della legge assolti da tutte le accuse» spiegano in un comunicato i Compagni di Dax «nonostante vi fossero prove evidenti rispetto a quello che era stato il loro reale operato, fatto di violenza premeditata e brutalità».
Oggi i compagni e le compagne di Roma saranno fuori dal Tribunale in piazza Cavour in occasione della chiusura del processo «per ribadire la verità su quella notte nera e perché a rischiare la condanna non sono solo i quattro compagni processati ma la memoria e il ricordo di un pezzo di storia».
Per Dax, per Renato, per Carlo, per Aldro, per Alexis.