Dopo il clamore, cosa resta?
anna cremona e angelo garro
19 marzo 2005
Milano, 19 marzo 2005
Dopo Simone Cola, dopo Nicola Calipari, infine, si sono appena spenti gli echi e i clamori dell´ultima cerimonia di commiato per un altro soldato morto "in tempo di pace" in zona di guerra ieri 18 marzo 2005, alle 11,30 a San Severo di Foggia.
Cerimonia svolta in pompa magna che si è consumata fra lacrime ed applausi, nell´ennesima esibizione mediatica "della fiera dell´ipocrisia", con presenze eccellenti, come il ministro della difesa Antonio Martino, accompagnato dal Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e dall´Ordinario militare, Mons. Angelo Bagnasco.
Venerdì 18 marzo 2005 si sono celebrati fra mille frastuoni i funerali del Sergente paracadutista Salvatore Marracino; lo stesso soldato italiano che solo il giorno prima l´intero staff del governo e le stesse persone, definirono un "non eroe"; ma il giorno dopo (per non fare brutta figura) invece, lutto cittadino, camera ardente con veglia funebre, funerali in pompa magna, presenza di importanti uomini delle istituzioni, preannunciata la nomina di una piazza a lui dedicata, ecc. ecc.........
Su tanto frastuono, solo la voce rotta dalle lacrime della mamma di Salvatore ci ha commosso, leggendo una lettera che altro non era che una richiesta d´aiuto e di speranza, invocazione rivolta ai commilitoni del figlio: Chiedo di incontrare questi ragazzi, Eroi, a Voi mi rivolgo, aiutateci ad ottenere la verità, voglio parlare con Voi. .......... SAPERE LA VERITA´ !
Eppure, come abbiamo già avuto modo di denunciare, e non ci stancheremo di farlo, solo pochi mesi or sono, abbiamo subìto uno dei maggiori affronti che rasentano il puro disprezzo della nostra condizione di genitori di militari caduti in servizio, proprio su quella P.za Colonna in Roma, antistante Palazzo Chigi, sede del Governo; infatti, ancora ci chiediamo dov´erano i "Lor signori" e dov´era la Loro commozione e soprattutto dov´era la Loro coscienza quel 22 settembre 2004 quando genitori di militari, di carabinieri e di poliziotti caduti in servizio, a causa di "incidenti... veri o presunti", a causa dell´uranio impoverito inalato in "missioni di pace" all´estero e/o nei poligoni di tiro sparsi in tutta la Penisola, caduti per nonnismo e/o per negligenza dei vertici militari, genitori provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Sardegna, furono totalmente ignorati e lasciati sulla strada al pari di comuni venditori ambulanti e non come genitori e familiari di Patrioti ed Eroi caduti per la Patria, per la pace, la democrazia e la libertà. Soldati ignorati e dimenticati di cui non smetteremo mai di ricordare.
Per noi nessuna medaglia d´oro, nessun risarcimento, ma soprattutto, nessuna giustizia, Patria ingrata!
E se a qualcuno potremmo apparire blasfemi, ebbene non sbaglia, e ciò nonostante continueremo a protestare, fintanto che la memoria dei nostri figli e di nostro figlio, caduto al servizio dello Stato non otterrà giustizia. A tale scopo abbiamo nuovamente incontrato il Ministro di Grazia e Giustizia a cui ci siamo nuovamente appellati, e continueremo a lottare fintanto che lo Stato italiano non concederà a nostro figlio quella dignità che qualcuno gli ha tolto e gli ha calpestato.
anna cremona e angelo garro
Dopo Simone Cola, dopo Nicola Calipari, infine, si sono appena spenti gli echi e i clamori dell´ultima cerimonia di commiato per un altro soldato morto "in tempo di pace" in zona di guerra ieri 18 marzo 2005, alle 11,30 a San Severo di Foggia.
Cerimonia svolta in pompa magna che si è consumata fra lacrime ed applausi, nell´ennesima esibizione mediatica "della fiera dell´ipocrisia", con presenze eccellenti, come il ministro della difesa Antonio Martino, accompagnato dal Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e dall´Ordinario militare, Mons. Angelo Bagnasco.
Venerdì 18 marzo 2005 si sono celebrati fra mille frastuoni i funerali del Sergente paracadutista Salvatore Marracino; lo stesso soldato italiano che solo il giorno prima l´intero staff del governo e le stesse persone, definirono un "non eroe"; ma il giorno dopo (per non fare brutta figura) invece, lutto cittadino, camera ardente con veglia funebre, funerali in pompa magna, presenza di importanti uomini delle istituzioni, preannunciata la nomina di una piazza a lui dedicata, ecc. ecc.........
Su tanto frastuono, solo la voce rotta dalle lacrime della mamma di Salvatore ci ha commosso, leggendo una lettera che altro non era che una richiesta d´aiuto e di speranza, invocazione rivolta ai commilitoni del figlio: Chiedo di incontrare questi ragazzi, Eroi, a Voi mi rivolgo, aiutateci ad ottenere la verità, voglio parlare con Voi. .......... SAPERE LA VERITA´ !
Eppure, come abbiamo già avuto modo di denunciare, e non ci stancheremo di farlo, solo pochi mesi or sono, abbiamo subìto uno dei maggiori affronti che rasentano il puro disprezzo della nostra condizione di genitori di militari caduti in servizio, proprio su quella P.za Colonna in Roma, antistante Palazzo Chigi, sede del Governo; infatti, ancora ci chiediamo dov´erano i "Lor signori" e dov´era la Loro commozione e soprattutto dov´era la Loro coscienza quel 22 settembre 2004 quando genitori di militari, di carabinieri e di poliziotti caduti in servizio, a causa di "incidenti... veri o presunti", a causa dell´uranio impoverito inalato in "missioni di pace" all´estero e/o nei poligoni di tiro sparsi in tutta la Penisola, caduti per nonnismo e/o per negligenza dei vertici militari, genitori provenienti dal Veneto, dalla Lombardia, dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Sardegna, furono totalmente ignorati e lasciati sulla strada al pari di comuni venditori ambulanti e non come genitori e familiari di Patrioti ed Eroi caduti per la Patria, per la pace, la democrazia e la libertà. Soldati ignorati e dimenticati di cui non smetteremo mai di ricordare.
Per noi nessuna medaglia d´oro, nessun risarcimento, ma soprattutto, nessuna giustizia, Patria ingrata!
E se a qualcuno potremmo apparire blasfemi, ebbene non sbaglia, e ciò nonostante continueremo a protestare, fintanto che la memoria dei nostri figli e di nostro figlio, caduto al servizio dello Stato non otterrà giustizia. A tale scopo abbiamo nuovamente incontrato il Ministro di Grazia e Giustizia a cui ci siamo nuovamente appellati, e continueremo a lottare fintanto che lo Stato italiano non concederà a nostro figlio quella dignità che qualcuno gli ha tolto e gli ha calpestato.
anna cremona e angelo garro