Al Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Signor Presidente della Repubblica,
chi le scrive questa volta, non sono dei soldati, e soprattutto non sono dei Suoi soldati, ma sono i genitori di un soldato tra i Suoi soldati. Un soldato di leva obbligatoria, che seppur morto in servizio non ha ricevuto nessuna medaglia, nessun encomio, e soprattutto nessun rispetto. Morto di morte violenta mai chiarita a 19 anni, in tempo di pace, fu oltraggiato e vilipeso dopo morto.
Da dieci anni (9 giugno 1998 - 9 giugno 2008), tentando inutilmente di ottenere l'apertura di una inchiesta che facesse luce sulla sua morte avvenuta in compagnia di altri tre Suoi commilitoni, morte rimasta misteriosa, e aggravata dal Suo vilipendio dopo morto, la magistratura senza mai aprire un'inchiesta, archivia frettolosamente ogni nostro Esposto/Denuncia con motivazioni vergognose e offensive.
Da dieci anni e innumerevoli appelli inviati prima all'ex Presidente della Repubblica O. L. Scalfaro, in seguito all'ex Presidente della Repubblica C. A. Ciampi ed infine anche a Lei Signor Presidente Napolitano, purtroppo tutti inascoltati e ignorati; tanto da spingerci ad una grave, ma inevitabile considerazione e decisione: questa patria non ci ama, non ha mai amato il soldato Alpino Roberto Garro "soldato fra i soldati senza diritti", non ama i propri cittadini, una patria che non ama "soldati" che ha già tradito: come il Prefetto Mario Mori, il Capitano "Ultimo", il Maresciallo "Arciere" soldati contro la mafia e molti altri eroi gettati nel fango; che vergogna!
La gente si meraviglia di come lo Stato possa abbandonare i suoi Fedeli Servitori, e ciò purtroppo perché la gente non sa che lo Stato fa sempre così; sempre abbandona i Fedeli Servitori anche se Essi in nome dello Stato muoiono: soldati usa e getta.
Questo comportamento per noi non può più essere tollerato, un paese e una classe politica che non rispetta, anzi calpesta la dignità dei suoi cittadini, dei suoi soldati, dei suoi morti, non merita il rispetto da chicchessia; quindi cadono tutti i presupposti che fanno di noi cittadini delle donne e degli uomini rispettosi delle gerarchie politiche che guidano il paese nonché di quelle religiose che ne guidano la coscienza considerato che questo Dio che tutti invochiamo, guarda sempre da un'altra parte anziché fulminare i perfidi, gli ignobili, gli infami.
A seguito di tanta amarezza, di tanta delusione e perché no, tanta rabbia maturata e cresciuta in questi dieci anni di inutili suppliche e di inutili ricorsi in cerca di una giustizia inesistente, ma che può sicuramente essere comprata se fossimo ricchi, sentendoci ignorati e abbandonati dallo Stato, siamo giunti alla decisione, e la preghiamo Signor Presidente almeno per questa volta di ascoltarci, di accettare in restituzione quella bandiera che ci fu consegnata dallo Stato Italiano dopo che Esso l'ha usata a mò di sipario sulla Sua bara solo per coprire vergogne e nefandezze celate al suo interno.
La preghiamo per un'ultima volta Signor Presidente della Repubblica, di accettare in restituzione questa bandiera ormai divenuta per noi, un inutile drappo che non unisce affatto gli italiani, ma crea ancora una volta gravi differenze in un popolo non più sovrano, sottoposto a discriminazioni e vergogne.
Nell'imminenza del prossimo 9 giugno, 10° anniversario di questa morte infame, ed infamante per questo paese, La preghiamo di accettarla immantinente unitamente al nostro Certificato Elettorale, non considerandoci più parte integrante dell'elettorato di questo paese di cui ci vergogniamo, evitando così di costringerci ad assumere nei Loro confronti un ulteriore e ben più grave oltraggio.
Pertanto confidiamo nella Sua comprensione e disponibilità affinché disponga le misure idonee per questo nostro doveroso gesto presso la Sua residenza al Quirinale in Roma il prossimo mercoledì 4 giugno 2008 (dopo la "festa delle Repubblica e delle Forze Armate") dalle ore 08.00 in avanti.
mamma Anna Cremona e papà Angelo Garro