Penso che il dibattito "commissione utile" contro "commissione inutile" rischi di incagliarsi in partenza se prima non si stabilisce in cosa, o in che modo, potrebbe consistere l'utilità. Provo a spiegare cosa intendo con un aneddoto personale e due considerazione generali.
L'aneddoto: quando ho scritto i miei primi due articoli su Genova, lo feci basandomi proprio sugli atti della prima commissione, quella che si concluse con uno scandaloso documento della maggioranza e due documenti delle minoranze (questi ultimi rispettivamente uno del centro sinistra e uno di rifondazione, nell'occasione rappresentata in comm. dalla sola Mascia, se la memoria non m'inganna). E, anche se può suonare strano, per quegli articoli i documenti finali mi servirono poco o nulla, nella ricostruzione dei fatti, ma utilizzai tantissimo le audizioni, i resoconti on line, la montagna di documenti che già all'epoca vennero fuori. Dico "già all'epoca" perchè quella commissione terminò in fretta i propri lavori (mi sembra già nel settembre 2001), e già questo è un elemento che potrebbe far riflettere (se pensiamo alle molte cose emerse in seguito). Insomma, l'utilità di una commissione non sta tanto, o non solo, nell'esito finale, ma in tutto quello che si riesce a fare emergere.
Le due considerazioni generali: si dice spesso che le commissioni in Italia sono state, fino ad oggi, più la tomba della verità che non l'occasione dove questa emerge. Vero: penso, in tempo più recente, alla commissione Alpi (quest'ultima addirittura, "grazie" alla presidenza Taormina, ha rappresentato nella sua sintesi un passo indietro nel caso Alpi/Hrovatin). Però anche in questi casi è innegabile che, se nel giudizio andiamo al di là delle sole conclusioni finali, l'esito non è stato così negativo. Proprio sul caso Alpi, a rovistare bene tra gli atti della comm. Taormina, si vede che non tutto il lavoro è da buttare (al di là, ripeto, del giudizio molto negativo sul documento finale).
Quel che intendo dire è che se ci aspettiamo una soluzione taumaturgica dalla commissione su Genova, probabilmente resteremo delusi. Così pure, se pensiamo di affidarci acriticamente alla commissione.
Però sono convinto che l'esperienza maturata dai 2 comitati genovesi, unita alla montagna di nuovi elementi affiorati dal 2001 ad oggi, potrebbe essere utile ai fini di un risultato positivo. Qualcosa negli equilibri politici è cambiato rispetto al 2001. Certo, non è cambiato quanto speravamo o desideravamo, ma è cambiato. Ed è cresciuta l'esperienza e la capacità organizzativa dei 2 comitati.
Certo, è nostro dovere vigilare attentamente e criticamente sui lavori della commissione, però è un'opportunità da non scartare, dopo le battaglie che abbiamo fatto in merito. E' la carta che potrebbe esserci data per proseguire nella lotta: sta anche a noi vedere di giocarcela nel modo migliore.
Francesco "baro" Barilli