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Sulla Commissione d'inchiesta - l'intervento di Francesco Barilli
Francesco "baro" Barilli
10 luglio 2007

Penso che il dibattito "commissione utile" contro "commissione inutile" rischi di incagliarsi in partenza se prima non si stabilisce in cosa, o in che modo, potrebbe consistere l'utilità. Provo a spiegare cosa intendo con un aneddoto personale e due considerazione generali.
L'aneddoto: quando ho scritto i miei primi due articoli su Genova, lo feci basandomi proprio sugli atti della prima commissione, quella che si concluse con uno scandaloso documento della maggioranza e due documenti delle minoranze (questi ultimi rispettivamente uno del centro sinistra e uno di rifondazione, nell'occasione rappresentata in comm. dalla sola Mascia, se la memoria non m'inganna). E, anche se può suonare strano, per quegli articoli i documenti finali mi servirono poco o nulla, nella ricostruzione dei fatti, ma utilizzai tantissimo le audizioni, i resoconti on line, la montagna di documenti che già all'epoca vennero fuori. Dico "già all'epoca" perchè quella commissione terminò in fretta i propri lavori (mi sembra già nel settembre 2001), e già questo è un elemento che potrebbe far riflettere (se pensiamo alle molte cose emerse in seguito). Insomma, l'utilità di una commissione non sta tanto, o non solo, nell'esito finale, ma in tutto quello che si riesce a fare emergere.
Le due considerazioni generali: si dice spesso che le commissioni in Italia sono state, fino ad oggi, più la tomba della verità che non l'occasione dove questa emerge. Vero: penso, in tempo più recente, alla commissione Alpi (quest'ultima addirittura, "grazie" alla presidenza Taormina, ha rappresentato nella sua sintesi un passo indietro nel caso Alpi/Hrovatin). Però anche in questi casi è innegabile che, se nel giudizio andiamo al di là delle sole conclusioni finali, l'esito non è stato così negativo. Proprio sul caso Alpi, a rovistare bene tra gli atti della comm. Taormina, si vede che non tutto il lavoro è da buttare (al di là, ripeto, del giudizio molto negativo sul documento finale).
Quel che intendo dire è che se ci aspettiamo una soluzione taumaturgica dalla commissione su Genova, probabilmente resteremo delusi. Così pure, se pensiamo di affidarci acriticamente alla commissione.
Però sono convinto che l'esperienza maturata dai 2 comitati genovesi, unita alla montagna di nuovi elementi affiorati dal 2001 ad oggi, potrebbe essere utile ai fini di un risultato positivo. Qualcosa negli equilibri politici è cambiato rispetto al 2001. Certo, non è cambiato quanto speravamo o desideravamo, ma è cambiato. Ed è cresciuta l'esperienza e la capacità organizzativa dei 2 comitati.
Certo, è nostro dovere vigilare attentamente e criticamente sui lavori della commissione, però è un'opportunità da non scartare, dopo le battaglie che abbiamo fatto in merito. E' la carta che potrebbe esserci data per proseguire nella lotta: sta anche a noi vedere di giocarcela nel modo migliore.
Francesco "baro" Barilli