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Il Prefetto De Gennaro promette i numeri. Può essere un inizio
Haidi Gaggio Giuliani
Fonte: Liberazione, 22 maggio 2007
22 maggio 2007

In Italia ci sono persone che delinquono, che appartengono alla mafia e alla criminalità organizzata. E' vero, ma sono molti di più i cittadini onesti o che ai processi risultano innocenti.
Questa è la logica, in sintesi, della risposta che ho ricevuto giovedì scorso dal capo della Polizia, Prefetto Giovanni De Gennaro. Nel corso di un'indagine conoscitiva in tema di servizi di informazione per la sicurezza, in Commissione Affari Costituzionali del Senato, avevo posto al Prefetto una domanda: quali misure intendesse adottare per assicurare una formazione profondamente democratica, rispettosa dei principi costituzionali, a tutti gli agenti di Ps, visto il lungo elenco di rappresentanti delle forze dell'ordine indagati o addirittura condannati. Avendo pochissimo tempo a mia disposizione non ho potuto elencare le cause: atti di violenza, abuso, falsa testimonianza, ricettazione, e via delinquendo; ma sono certa che il Prefetto ne sia informato.
Che in questo paese ci sia un discreto numero di "delinquenti in divisa", come li ha giustamente definiti Giulietto Chiesa quasi sei anni fa, tuttora in servizio, a ricoprire cariche di responsabilità, non preoccupa nessuno?
Riporto dall'agenzia Ansa: «Io, ha assicurato il capo della polizia, non credo che i comportamenti dei singoli, sicuramente censurabili, debbano inficiare il valore delle forze di polizia in generale. Paghiamo, ha sottolineato, con molti morti il nostro lavoro ed io ho il massimo rispetto per lei, per la sua sofferenza e il suo dolore, ma voglio anche dire, e mi riservo di consegnarle i dati, che le assoluzioni di agenti di polizia sono molte e credo siano di gran lunga superiori alle condanne».
Non sono sicura di aver compreso il senso del riferimento al mio personale dolore, avendo io posto una domanda di interesse generale, che riguarda il rapporto di fiducia tra i cittadini e le forze dell'ordine, che riguarda quindi l'intero paese, la nostra democrazia. Da quasi sei anni attendo piuttosto le scuse per l'uccisione di mio figlio, e non solo, e attendo l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta che faccia luce sulle reali responsabilità della disastrosa gestione dell'ordine pubblico in quei giorni a Genova, come è scritto nel programma del governo. E attendo di sapere perché non si vogliono dotare gli agenti impegnati in ordine pubblico di segni di riconoscimento, come avviene in altri paesi e come più volte abbiamo richiesto.
Il Prefetto, per ora, ha promesso dei numeri. Bene, può essere un inizio.