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IERI IN VAL DI SUSA, NEL 2001 A NAPOLI E A GENOVA
Enrica Bartesaghi
7 dicembre 2005

Purtroppo tutte le previsioni da noi ripetutamente fatte, a partire dal luglio del 2001, si stanno puntualmente avverando: la repressione violenta di ogni manifestazione, presidio, sciopero, non graditi.
Lo avevamo visto a Napoli e a Genova nel 2001, poi a Torino alla manifestazione dei migranti, poi a Milano dopo l'uccisione di Davide "Dax", poi a Melfi, a Roma, in numerose altre località ed occasioni. Ieri in Val di Susa.
Le forze di polizia sono autorizzate, incitate, ad utilizzare come strumenti, le armi, i manganelli e non quelli del dialogo e della mediazione, anche di fronte a cittadini pacifici, siano essi uomini, donne, vecchi, bambini, cittadini italiani o stranieri, sindaci o parlamentari, operai, no-global, anti-TAV, migranti, chiunque esprima dissenso.
In Italia non è più permesso manifestare per le proprie idee, per la difesa dei diritti, quali essi siano, senza correre il grave rischio di venir manganellati dalle polizie, quando va bene. In ogni occasione, da parte del ministro degli interni, del capo della polizia, vengono subito individuati elementi, anarchici, anarco-insurrezionalisti, black-bloc, per poter giustificare quella che in parole povere, ma facilmente comprensibili da tutti, si chiama REPRESSIONE, si chiama VIOLENZA indiscriminata ed ingiustificata ai danni di cittadini inermi ed inoffensivi, si chiama attacco alla libertà di espressione e di manifestazione del dissenso, alla libertà di sciopero.
Non c'erano presunti o veri terroristi in Val di Susa, non c'erano neppure a Napoli o a Genova. Ma il silenzio dei media, della maggior parte dei partiti, delle associazioni, dei sindacati, dei movimenti, ha permesso le violenze delle polizie ieri e le permette, le giustifica oggi.
Noi abbiamo ripetutamente ricordato che l'impunità, il silenzio, la promozione di alcuni dei responsabili delle mattanze della Scuola Diaz, delle piazze e strade di Genova, le torture alla Caserma Raniero di Napoli, a Bolzaneto a Genova, avrebbero autorizzato, consentito ulteriori repressioni.
Il silenzio grave sui fatti e sui processi in corso a Genova e a Napoli, consente la continuazione e la moltiplicazione di una strategia chiara ed esplicita per chi la vuole leggere, quella di non permettere che nessuno interferisca col conducente, che sia il G8, il governo, le grandi opere, od altri.


Enrica Bartesaghi
Comitato verità e giustizia per Genova