La prima sezione della Corte di appello di Genova, presieduta dal giudice Giorgio Odero, ha ha confermato la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per l'ex questore di Genova Francesco Colucci per il reato di falsa testimonianza resa nell'ambito del processo che ha visto imputati - e oggi condannati in via definitiva - alcuni tra i più alti funzionari della Polizia italiana per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, al termine delle manifestazioni del G8 di Genova.
Cinque secondo l'accusa, sostenuta dal procuratore generale Enrico Zucca, i punti su cui l'ex questore avrebbe ritrattato in aula sue precedenti dichiarazioni per "per aiutare i colleghi che sono inquisiti là, a Genova" come emerse da un'intercettazione tra Colucci e Spartaco Mortola, imputato e ora condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi di reclusione per i fatti della Diaz.
Uno riguarda l'invio alla Diaz dell'ex capo dell'ufficio stampa della Polizia Roberto Sgalla: Colucci avrebbe ritrattato la dichiarazione resa al pm durante le indagini preliminari sulla circostanza che Sgalla era stato mandato alla Diaz su ordine dell'allora capo della polizia De Gennaro mentre, durante il processo, aveva negato questa circostanza.
Il secondo punto riguarda la presenza alla Diaz dell'ex vice questore di Bologna Giovanni Murgolo, archiviato e mai finito a processo. Nella sua testimonianza del 3 maggio 2007 Colucci, sorprendendo probabilmente un po' tutto, lo definì il "coordinatore" del blitz alla Diaz, circostanza mai avvalorata da altri testi e nemmeno dagli imputati perché alla Diaz, come è emerso chiaramente dai processi, non c'era alcun comandante o coordinatore ma ciascun reparto faceva riferimento ai propri vertici presenti in loco (la Digos all'Ucigos con Luperi, le squadre mobili allo Sco con Gratteri e Caldarozzi, il reparto mobile a Canterini) e Murgolo (inviato alla Diaz dall'allora vice capo della polizia Ansoino Andreassi) era l'unico a non aver nessun reparto a cui dare ordini.
La terza circostanza riguarda la telefonata intercorsa tra Mortola e il rappresentante del Gsf Stefano Kovac che avrebbe detto che il Gsf non poteva escludere che nella scuola ci fossero dei black bloc: Colucci aveva sempre affermato di non aver sentito la telefonata ma che Mortola gli riferì questo fatto. Durante il processo l'ex questore disse invece di aver sentito in diretta la telefonata con l'ex capo della Digos di Genova che ripeteva le parole di Kovac.
Gli ultimi due punti riguardano le pressioni ricevute da Roma e l'irruzione alla Pascoli (sede del media center del Genoa social forum), in un primo tempo considerata "un'operazione di messa in sicurezza" mentre in udienza fu definita invece un errore.
Per induzione alla falsa testimonianza era finito a processo lo stesso Capo della Polizia Gianni De Gennaro, condannato in appello (insieme sempre a Spartaco Mortola) e assolto poi in Cassazione perché secondo la Suprema Corte il fatto non sarebbe stato rilevante.