Ecco una storia che dimostra come l'irresistibile impulso criminale che, secondo le sentenze, animò i protagonisti delle violenze a Bolzaneto e nel corso del G8 del 2001, pervade - come ulteriore forma di tortura - anche gli apparati burocratici e politici cui fanno riferimento gli artefici delle sevizie. Il Viminale ha comunicato che il pagamento del risarcimento dei danni per le vittime delle torture di Bolzaneto avverrà solo nei confronti di 31 su 154 persone che ne hanno diritto.
Si tratta delle cosiddette provvisionali che avrebbero dovuto essere pagate già dopo la sentenza di primo grado del 2008. I 31 sono firmatari dei ricorsi depositati alla Cedu, la corte europea dei diritti umani. La Corte di Strasburgo ha trasmesso allo Stato italiano una serie di interrogativi decisivi per valutare se il nostro paese abbia violato i diritti fondamentali delle persone da un lato e abbia applicato nei confronti dei responsabili i provvedimenti necessari.
Si chiede al governo italiano se durante i processi gli imputati - poi condannati o prescritti ma responsabili civilmente - siano stati sospesi o le loro carriere interrotte. E si vuole sapere se siano state risarcite le parti offese dopo le sentenze di primo e secondo grado, e ormai anche dopo la Cassazione.
«I ricorsi alla Corte di Strasburgo sono ancora aperti e quindi presto si aggiungeranno al primo elenco dei 31 tutte le altre parti offese», avverte l'avvocato Emanuele Tambuscio, uno dei legali che ha seguito i processi del G8 e firmato i ricorsi alla Cedu perché finora solo la minaccia di una sanzione da parte della Corte Europea ha smosso i piani alti dei ministeri coinvolti nelle macellerie cilene del luglio 2001.
La Cassazione, il 14 giugno scorso, ha confermato la sentenza d'appello per i 44 imputati, le 7 condanne e le 4 assoluzioni mentre per tutti gli altri è scatta la prescrizione ma con la conferma della responsabilità civile quindi l'obbligo a risarcire. Complessivamente, per i 154 detenuti nella prigione lager sono state stabilite provvisionali in media da 10mila euro a cui vanno aggiunti 30 mila euro di spese legali. In tutto la cifra da risarcire a carico dei tre ministeri (Interno, Giustizia e Difesa) ammonta a circa 6 milioni che lo Stato dovrà a sua volta chiedere ai condannati. Le provvisionali per le vittime della Diaz furono pagate dal Viminale subito dopo la sentenza di secondo grado. Una solerzia che secondo alcune indiscrezioni era generata dal desiderio di voler facilitare il percorso processuale agli imputati eccellenti poi condannati definitivamente anche in Cassazione.