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Bolzaneto, l'ultimo atto
Donatella Alfonso e Stefano Origone
Fonte: Repubblica Genova, 15 giugno 2013
15 giugno 2013

Confermate le condanne, i risarcimenti, che ci sono stati abusi, ma non torture perché è un reato che nel nostro ordinamento giuridico non esiste: i giudici della quinta sezione penale della Cassazione scrivono l'ultimo atto di Bolzaneto, la caserma che durante il G8 del 2001 fu teatro di violenze, confermando sette condanne e quattro assoluzioni. In particolare, sono stati assolti Oronzo Doria, Valerio Franco, Aldo Trascio e Antonello Talu, nei cui confronti la Cassazione aveva dichiarato inammissibile l'appello proposto da alcune parti civili, sei ragazzi portati a Bolzaneto. Confermate invece le condanne che erano state inflitte dalla Corte d'Appello di Genova il 5 marzo 2010. I sette condannati sono l'assistente capo di polizia Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi), che divaricò le dita delle mano di un detenuto fino a strappare la carne, gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e il medico Sonia Sciandra. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. La Cassazione ha inoltre bocciato il ricorso della Procura di Genova che chiedeva di contestare agli imputati il reato di tortura. Con la parola fine della Cassazione molti dei risarcimenti che erano stati accordati in secondo grado non sono stati cancellati, ma rinviati al giudizio civile.
Gli imputati nel processo, poliziotti, carabinieri, agenti e medici della penitenziaria, erano 44: per sette di loro la Corte d'appello di Genova, il 5 marzo 2010, pronunciò sentenza di condanna, per gli altri fu dichiarata l'intervenuta prescrizione del reato. Tutti, però, secondo i giudici di secondo grado, dovevano risarcire, per un totale di quasi 10 milioni di euro, circa 150 no-global vittime delle violenze. Proprio i risarcimenti, già definiti esecutivi dalla Suprema Corte ma ancora non pagati (responsabili civili nel processo sono i ministeri di Difesa, Interno e Giustizia), sono uno dei nodi principali che i giudici hanno dovuto affrontare in camera di consiglio: il sostituto pg di Cassazione, Giuseppe Volpe, nella sua requisitoria dell'8 maggio, aveva chiesto che venissero ridotte le statuizioni disposte in appello, escludendo dagli aventi diritto le parti civili che non presentarono ricorso contro le 30 assoluzioni pronunciate in primo grado, quando gli imputati condannati furono 15. Il pg Volpe aveva anche sollecitato la conferma delle condanne e delle prescrizioni disposte dai giudici di secondo grado, mentre aveva chiesto che venisse dichiarata infondata la questione di legittimità costituzionale, sollevata dalla Procura generale di Genova, sul mancato adeguamento dell'Italia ai principi della Convenzione europea che sanciscono l'imprescrittibilità di ogni reato commesso in violazione della norma che pone il divieto di trattamenti inumani e degradanti.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di Vincenzo Canterini, il funzionario di polizia coinvolto nei fatti del G8 di Genova, accusato di violenza privata e lesioni per aver spruzzato lo spray urticante in dotazione alle forze dell'ordine contro tre avvocati del Legal Social Forum durante i disordini. In appello il reato era stato prescritto, ma Canterini aveva fatto ricorso. Oggi la quinta sezione penale della suprema corte lo ha rigettato. Canterini, ex comandante del VII Nucleo Antisommossa del primo Reparto Mobile di Roma, oggi in pensione, è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

"Ma ora la Stato deve chiedere scusa"
«NON ho ancora sentito una parola da parte del presidente della Repubblica e dei ministri. Dopo due sentenze su quello che è successo a Genova ci aspettiamo le scuse da parte dello Stato ». Enrica Bartesaghi, presidente del comitato Verità e giustizia per Genova e madre di una dei giovani coinvolti nei fatti della Diaz e Bolzaneto, interviene dopo la sentenza della Cassazione. «Chi è stato coinvolto in questa vicenda faccia un passo indietro». Su twitter il commento di Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia e Libertà. «La sentenza ci dice due cose chiare: la prima che in entrambe i casi vennero sospesi i diritti e la civiltà democratica in una morsa di violenza, e che ora lo Stato deve chiedere scusa alle vittime della mattanza. E poi che è finalmente ora che l'Italia introduca il reato di tortura. Solo così potremo evitare altre vergogne». Su questo aspetto, anche Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione. «La sentenza dice che in Italia è stata praticata la tortura da parte di rappresentanti delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti. Ma quel reato in Italia non esiste: per questo va istituito, subito, anche se è troppo tardi e su quella pagina buia, nerissima, indelebile della storia del nostro Paese non ci sono mai nemmeno state le scuse dello Stato». Il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale contro la tortura, Rifondazione Comunista sarà in piazza a raccogliere le firme su una proposta di legge di iniziativa popolare per istituire il reato. «Dopo il terzo grado di giudizio, che ha confermato le condanne per le violenze nella caserma di Bolzaneto, non possono più esserci dubbi. Io ero a Genova in quei giorni e so che accanto ad alcuni fatti gravi il comportamento di alcuni esponenti delle forze dell'ordine non è stato degno di un grande Paese come l'Italia. La sentenza della Cassazione ribadisce che quanto accadde fu un episodio fuori dalla nostra democrazia, il pieno accertamento della verità e delle responsabilità è l'unica via per cercare di cauterizzare una delle ferite più profonde delle nostra storia recente», afferma Ermete Realacci del Pd.