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G8, la procura torna all'attacco: "I poliziotti vadano in carcere"
Marco Preve
Fonte: Repubblica Genova, 15 maggio 2013
15 maggio 2013

«QUEI funzionari di polizia non meritano i domiciliari: devono andare in carcere». Sono queste, in estrema sintesi, le motivazioni con cui ieri il procuratore generale di Genova Vito Monetti ha annunciato il deposito del ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di concedere gli arresti domiciliari a due dei super poliziotti condannati con sentenza definitiva per le violenze e i falsi dell'irruzione alla scuola Diaz al G8 del 2001.
Breve riepilogo per fare il punto della situazione. Dopo che la Cassazione, nel luglio 2012 aveva confermato le condanne del processo d'Appello, nonostante indulti e prescrizioni la maggior parte - 17 su 25 - degli alti funzionari di polizia ritenuti responsabili avrebbero dovuto scontare alcuni mesi di carcere. Con i loro legali fecero così richiesta al Tribunale di Sorveglianza per ottenere le cosiddette misure alternative, ossia l'affidamento ai servizi sociali presso associazioni di volontariato in cui "scontare" il residuo di pena.
Alla vigilia dell'inizio delle udienze la Procura Generale depositò un durissimo documento in cui sottolineava come, in assenza di segni di contrizione, di pubblica presa d'atto del proprio sbaglio e di un segno tangibile di risarcimento nei confronti delle vittime, difficilmente si sarebbero potute accordare ai condannati le misure alternative. Nel corso delle udienze una parte dei funzionari (il prefetto Francesco Gratteri e il dirigente Gianni Luperi) hanno visto rinviata a dicembre la decisione che li riguarda, ma l'atteggiamento per nulla conciliante e, a volte, addirittura sprezzante di altri condannati come l'ex capo dello Sco, Gilberto Caldarozzi (8 mesi da scontare su una condanna di 3 anni e 8 mesi), e l'ex capo del settimo Reparto Mobile di Roma, Vincenzo Canterini (3 mesi a fronte di una condanna a 5 anni), hanno spinto i giudici a non concedere loro né l'affidamento e neppure i domiciliari. Lo stesso Tribunale ha applicato ai loro casi le norme previste dalla cosiddetta legge "svuota carceri" che concede i domiciliari per pene inferiori all'anno.
Ma il Pg Monetti non ci sta: «Ci chiediamo se è un meccanismo automatico oppure se ci deve essere una delibazione da parte del Tribunale sulla gravità dei fatti. Noi crediamo non debba sussistere in ragione, invece, della discrezionalità del giudice. Crediamo debba essere tenuta nella debita considerazione la gravità dei fatti commessi, allo stesso modo in cui fu tenuta in considerazione dallo stesso giudice che aveva rifiutato l'affidamento in prova ai servizi sociali ai condannati».
La Cassazione dovrà ora esaminare l'impugnazione e decidere. In ballo c'è una decisione che per la prima volta porterebbe in carcere dirigenti di polizia di così alto livello. Canterini dopo il pensionamento ha scritto un libro sulla vicenda e ai giudici lo ha presentato - senza convincerli a guardare il risultato - come il proprio personale percorso di elaborazione interiore della vicenda. Caldarozzi, costretto a lasciare la polizia dopo la condanna, è diventato uno dei responsabili della sicurezza di Unicredit, e ai giudici aveva sì espresso il proprio rincrescimento per l'epilogo dell'irruzione, negando però sue responsabilità personali e scaricandole sui colleghi.