Pentiti, disposti alle pubbliche scuse e anche pare a risarcire le vittime, ma intanto i funzionari di polizia condannati in Cassazione dopo il ribaltamento del giudizio da parte della corte di Appello di Genova hanno presentato ricorso contro la condanna alla Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo.
La conferma è arrivata questa mattina a margine dell'udienza di sorveglianza per i primi 5 dei funzionari condannati e non prescritti.
I poliziotti (ad eccezione di Pietro Troiani e Vincenzo Canterini, che furono condannati anche in primo grado) lamentano la violazione dell art. 6 (diritto ad un equo processo) della Convenzione, in particolare sostengono che la Corte di appello di Genova ribaltando la precedente sentenza di assoluzione del tribunale avrebbe dovuto riascoltare i testimoni.
La questione era già stata sollevata davanti alla Corte di cassazione che l'aveva respinta rilevando che secondo la giurisprudenza della Corte europea era necessario riascoltare i testimoni solo quando in appello veniva diversamente valutata la loro testimonianza. Cosa non avvenuta, secondo la Cassazione, nel processo Diaz dove il ribaltamento della sentenza assolutoria di primo grado non era dovuta ad una diversa considerazione delle testimonianze.
Se accolto il ricorso alla Corte europea imporrebbe una revisione del processo che tornerebbe alla fase dell'appello.
La corte di Strasburgo sarà chiamata anche a decidere i ricorsi presentati dalle parti offese che invece lamentano la mancanza in Italia di una norma sulla tortura e i trattamenti inumani, mancanza che ha causato la prescrizione di tutti i reati di lesioni a carico dei poliziotti nonchè la mancanza di provvedimenti disciplinari a carico dei responsabili.