Dove sconterà il suo anno di espiazione alternativa al carcere il prefetto Franco Gratteri, uno dei super poliziotti condannati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz al G8 del 2001? Fino a venerdì sembrava che lo avrebbe fatto in un'associazione anti racket legata a Libera, il coordinamento di 1500 sigle che da quasi vent'anni è simbolo di antimafia e soprattutto educazione alla legalità.
Ma ieri, dall'entourage di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, è stato annunciato che sarà invece un'associazione anti-usura della Caritas ad accogliere Gratteri. Sempreché, naturalmente, il Tribunale di Sorveglianza decida di accogliere la sua istanza, così come quella di altri sedici tutti funzionari esclusi due ispettori della celere di Roma) per l'affidamento in prova al servizio sociale.
Il 10 aprile, davanti al presidente della Sorveglianza, il giudice Giorgio Ricci, prendono il via le udienze che decideranno se per i 17 si apriranno le porte del carcere o quelle delle pene alternative. Considerato che l'indulto garantisce un colpo di spugna a tre anni, i 17 condannati rischiano da un minimo di cinque mesi al massimo di un anno. Tra l'altro, abitualmente, per concedere le pene alternative il giudice deve valutare oltre ai precedenti, al pentimento del reo e al suo desiderio di redimersi, anche le altre eventuali conseguenze subite in seguito alla sentenza.
A Bologna, il giudice ha di recente deciso di mandare in carcere gli agenti responsabili della morte di Federico Aldrovandi.
Per quanto riguarda la vicenda Diaz, le udienze della sorveglianza forse saranno finalmente l'occasione per capire se la polizia abbia avviato procedimenti disciplinari nei confronti dei dirigenti condannati. Un mese di telefonate e mail all'ufficio stampa della polizia non hanno permesso di sciogliere il mistero, anche se, proprio a ridosso di Pasqua è circolata la voce che qualcosa, a 12 anni dalle violenze, le calunnie e i clamorosi falsi - dai verbali alle molotov introdotte dalla stessa polizia - si stia finalmente muovendo.
Ma se per i condannati ("che hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero ", secondo i giudici della Cassazione) è scattata l'interdizione dai pubblici uffici, è invece un dato di fatto che gli agenti del reparto mobile di Roma che sono stati salvati penalmente dalla prescrizione - ma non civilmente per i risarcimenti - restino ad oggi ai loro posti nonostante le decine di feriti anche gravi provocati dalle loro manganellate.
Quanto a Gratteri, l'ex capo dell'anticrimine nonché protagonista dell'antimafia, è oggi in pensione forzata, e per evitare il carcere, assieme ai suoi legali ha dovuto pensare ad un'associazione in cui prestare volontariato quotidianamente per un anno, visto che non è concepibile una pena alternativa con "prestazioni occasionali".
Ancora venerdì scorso ecco cosa diceva Francesca Rispoli, della presidenza di Libera a Roma: "Sì, il prefetto Gratteri ha chiesto di poter essere inserito da noi. Ci stiamo lavorando, stiamo prendendo in considerazione la cosa. E' in fase di analisi la posizione della persona e l'eventuale compatibilità con i lavori socialmente utili all'interno delle nostre strutture ma non c'è ancora una decisione".
Mentre all'interno di Libera cominciava già a serpeggiare qualche imbarazzo (don Ciotti partecipò in piazza Alimonda alle celebrazioni del decennale del G8), la situazione si è sbloccata e proprio dallo staff del sacerdote torinese ieri è arrivata la precisazione: "Il prefetto Gratteri si è appoggiato ad una struttura della Caritas".