«COLUCCI non merita in alcun modo le circostanze attenuanti generiche per la capacità criminosa specifica mostrata in quel contesto ». E' forse questo il passaggio più duro (ma non il solo) delle motivazioni della sentenza con cui il giudice Massimo Deplano, ai primi di dicembre, aveva condannato per falsa testimonianza l'ex questore di Genova Francesco Colucci. Il funzionario era finito sul banco degli imputati per le sue traballanti dichiarazioni come teste al processo per l'irruzione alla scuola Diaz (conclusosi con le condanne dei vertici della polizia).
Colucci è stato riconosciuto colpevole di tre dei quattro punti che gli venivano contestati. Impietoso il commento del giudice circa le intercettazioni in cui Colucci veniva imbeccato da un imputato della Diaz, l'ex capo della Digos Spartaco Mortola. «La loro lettura è esemplare nel far comprendere prima di tutto come un teste non dovrebbe prepararsi a rendere una testimonianza». Perché l'ex questore del G8 mentì? «Aveva in mente solo di essere fedele al "Corpo" a cui apparteneva» spiega la sentenza. La questione più delicata era quella riguardante il ruolo del vicequestore Lorenzo Murgolo, il quale, nonostante non avesse avuto responsabilità di sorta (e infatti non venne indagato), diventò ad un certo punto il bersaglio dei colleghi imputati. Colucci dichiarò che fosse lui il responsabile dell'operazione Diaz. «Questa falsa dichiarazione - scrive il giudice - è in assoluto gravissima perché era gravissima nel momento e nella sede in cui la rese, ben consapevole e deciso di dire il falso su uno dei punti più contraddittori e complessi da accertare in quel processo».
Colucci è stato assolto dall'accusa di aver cambiato versione su un punto ritenuto «indifferente per accertare la verità processuale sulla Diaz». In un primo tempo disse che fu il capo della polizia Gianni De Gennaro a chiedere al capo ufficio stampa di convocare i giornalisti davanti alla scuola, mentre successivamente sostenne che l'iniziativa fu sua (dello stesso Colucci). L'ex questore è stato condannato anche per aver mentito su altre due vicende: quando sostenne di aver assistito personalmente ad una telefonata tra Mortola e un portavoce del Genoa Social Forum, e poi sulle modalità di irruzione nella scuola Pascoli sede del centro stampa del Gsf.