Due anni e otto mesi, il pm Enrico Zucca ne aveva chiesti tre, a Francesco Colucci, questore nel 2001 di Genova, la città che ospitò il G8 e patì la "più grave sospensione del diritto dalla fine della seconda guerra mondiale", come scrisse Amnesty International.
Colucci, che aveva anche raccontato una versione disinvolta alla commissione parlamentare di indagine istituita senza poteri inquirenti all'indomani dei fatti, era accusato di falsa testimonianza nel processo sulla mattanza cilena alla scuola Diaz ed è stato condannato per aver cercato di coprire gli allora vertici della polizia e in particolare l'ex capo Gianni De Gennaro, assolto in via definitiva il 22 novembre 2012 dall'accusa di averlo indotto a mentire durante quel processo.
Francesco Colucci, il 3 maggio 2007, sentito come teste, avrebbe riferito circostanze non vere. Avrebbe ritrattato, nello specifico, la dichiarazione ai pm sulla presenza di Roberto Sgalla alla Diaz nel 2001. Sgalla, che sbarrò la strada a deputati e avvocati dicendo che si trattasse di una «normale perquisizione» era il responsabile delle relazioni del Viminale con la stampa e sarebbe stato presente su ordine di De Gennaro. Inoltre Colucci aveva indicato come responsabile nell'operazione alla Diaz il collega Lorenzo Murgolo, la cui posizione era stata già archiviata, altra circostanza smentita dai testimoni.
«Questo è un processo che ci ha abituati a ribaltamenti continui e che consiglia di proseguire nelle fasi ulteriori del giudizio, andando se del caso anche davanti alla Cassazione - hanno commentato i legali di Colucci, Maurizio Mascia e Gaetano Velle - che si è già espressa nel senso dell'insussistenza di tre dei profili di falso contestati pronunciandosi nel processo a carico di Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola».
Gianni De Gennaro, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi, era stato imputato insieme all'ex capo della Digos di Genova, Spartaco Mortola, per istigazione alla falsa testimonianza nei confronti di Colucci. Entrambi erano stati assolti in primo grado, condannati in appello, assolti in Cassazione.
Invece, per l'avvocato di parte civile Emanuele Tambuscio la sentenza di oggi «è molto importante perché sancisce che nel processo Diaz c'è stata un'opera di grande inquinamento probatorio da parte di un alto funzionario di polizia».