Le dichiarazioni del ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri, le scuse undici anni dopo i fatti del capo della polizia Antonio Manganelli, il pensionamento del capo del dipartimento analisi dell'Aisi Giovanni Luperi e la sostituzione di Francesco Gratteri alla direzione centrale anti-crimine e del capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, l'imminente rimozione degli altri dirigenti firmatari dei verbali falsi dopo l'operazione alla scuola, fra cui il capo della squadra mobile de l'Aquila Fabio Ciccimarra (almeno stando alle dichiarazioni che ha rilasciato al Tirreno), potrebbero far pensare a un'immediata applicazione delle pene previste dopo la condanna in Cassazione dei poliziotti presenti alla Diaz nel 2001.
Guardando però al passato c'è da dubitare che le sospensioni dagli incarichi pubblici vengano effettivamente applicate a tutti i condannati e che siano irrevocabili. Che cosa succederà di preciso non lo sanno gli avvocati delle parti offese e neppure quelli dei poliziotti. Ad esempio Silvio Romanelli, legale di Canterini e degli uomini del VII nucleo, spiega di non aver idea delle sospensioni o di quanto contribuiranno ai risarcimenti i suoi assistiti, «perché sono questioni disciplinari che riguardano il Viminale».
All'indomani del G8 si ripetè da più parti che solo a condanne definitive si poteva pensare a un ritiro definitivo di determinati poliziotti. Ma questo della Diaz non è l'unico processo terminato con la Cassazione. Per gli arresti dei manifestanti in piazza Manin che, come venne provato a processo, erano stati fatti accusando falsamente di resistenza dei manifestanti spagnoli, furono condannati a quattro anni di carcere quattro poliziotti il 19 dicembre 2011. Sono stati sospesi dal servizio per sei mesi e sono ancora affidati ai servizi sociali, ma non risulta si siano dimessi. Un altro processo, quello per il calcio al ragazzo minorenne di Ostia, avvenuto non lontano dalla questura ad opera di un gruppo di funzionari della polizia genovese, fra cui l'allora vicecapo della Digos Alessandro Perugini, finì con altre cinque condanne definitive, con pene tra un anno e mezzo e otto mesi (sospese) per falso, calunnia e arresto illegale. Gli imputati non fecero ricorso in Cassazione, forse perché il Viminale voleva evitare una pericolosa condanna in ultimo grado per falso, con la Diaz ancora in ballo. Perciò divenne definitiva la condanna in appello. In quel caso non c'era la pena accessoria della sospensione dagli incarichi, i poliziotti pagarono una piccola pena pecuniaria e sono rimasti ai loro posti visto che Perugini continua ad essere vicequestore ad Alessandria.
Il processo per le violenze avvenute a Bolzaneto deve ancora andare in Cassazione e così inizierà in autunno il processo di primo grado per le dichiarazioni false dell'allora questore di Genova Francesco Colucci, che durante il processo Diaz disse di aver nominato responsabile dell'operazione Murgolo, oltre a dichiarare di avere mandato lui stesso il portavoce del Viminale Sgalla alla scuola Diaz, correggendo la dichiarazione resa prima che Sgalla era stato mandato dal capo della polizia De Gennaro. Questione non di lana caprina, visto che nelle intercettazioni con più interlocutori Colucci dice di aver cambiato la versione come diceva «il capo». Ma, come sappiamo, in Cassazione De Gennaro e l'allora capo della Digos genovese Spartaco Mortola sono usciti innocenti. Poi ci sono altri piccoli strascichi: un dirigente della mobile di Bologna, Luca Cinti, è accusato di falsa testimonianza al processo per i fatti di Manin e perciò è stato rinviato a giudizio. A ottobre si aprirà il processo. Poi ci sono Ledoti e Stranieri, i due dei reparti mobile alla Diaz accusati di falsa testimonianza per le accuse mosse a un manifestante arrestato venerdì 20 luglio 2001: anche in questo caso il primo grado si apre con l'autunno. Infine deve andare in Cassazione un processo contro l'allora capo del VII nucleo Vincenzo Canterini, condannato per falso in Cassazione al processo Diaz per una violenza privata: il gas cs spruzzato in faccio a un paio di manifestanti in corso Torino. «In undici anni abbiamo assistito a sedici condannati per falso e calunnia per i fatti della Diaz (le calunnie erano già prescritte in appello) - dice uno dei legali delle parti offese al processo Diaz, Emanuele Tambuscio - per falso e calunnia ci sono altri quattro poliziotti condannati in via definitiva a Manin, più altri cinque compreso Perugini in via Barabino, altri quattro poliziotti denunciati per falsa testimonianza al processo dei 25. Mi pare un numero preoccupante».
Tra i processi ancora pendenti c'è anche quello contro i dieci manifestanti accusati di devastazione e saccheggio: la sentenza di Cassazione è attesa per venerdì prossimo. «Premesso che con la sentenza Diaz la magistratura ha dimostrato tra tanti problemi di essere l'unico pezzo di stato che funziona, c'è un'evidente sproporzione fra le pene - commenta ancora Tambuscio - Alla Diaz nessuno paga col carcere e dall'altra prendono dai dieci ai quindici anni per danneggiamenti. Quindi in Italia c'è da concludere che se spacco le teste prendo tre anni, se spacco una vetrina ne prendo quindici».