"Non ci possono vietare di esprimere la nostra opinione e il nostro pensiero, sennò che fine fa la democrazia? Questa circolare del ministero dell'Interno ci provoca sdegno e vogliamo parlarne pubblicamente con altri poliziotti e con i cittadini. A noi piace la trasparenza, invece ultimamente ci sono segnali che non ci piacciono e ci hanno invogliato a organizzare questo dibattito".
A parlare così è un gruppo di poliziotti che lavora a Bologna a cui non è andata giù la circolare interna partita dal Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'Interno il 15 marzo scorso, in coincidenza con l'uscita al cinema del film "Diaz", la pellicola di Daniele Vicari che rievoca l'invasione e le violenze della Polizia alla scuola Diaz, sede del Genoa social forum, nel corso del G8 di Genova del 2001. Contro questa circolare, che già nei mesi scorsi aveva suscitato polemiche anche sui giornali, alcuni poliziotti di Bologna ora hanno deciso di prendere posizione e di farlo pubblicamente, invitando a parlarne con loro anche il regista Vicari, in un dibattito che si intitola "La democrazia nella Polizia".
L'iniziativa si svolgerà al centro Croce coperta di via Papini giovedì alle 18 ed è stato presentato oggi in Comune. Ad aiutare gli agenti pro-democrazia ad organizzare l'evento, ci ha pensato l'associazione "Solidarietà vittime dell'illegalità", di cui gli agenti fanno parte, che nacque a Bologna ai tempi della Uno bianca e da un paio d'anni è di nuovo attiva. È vicina al Siulp, a cui molti agenti soci dell'associazione sono iscritti, ma agisce in modo autonomo dal sindacato.
"Il film Diaz, così come "È stato morto un ragazzo" su Federico Aldrovandi, è una pellicola coraggiosa che cerca di portare la verità, proprio quella che un poliziotto dovrebbe avere sempre come bandiera", dice Maurizio Matrone, ex poliziotto e scrittore.
Per i poliziotti che insorgono contro la circolare ministeriale che vuole imporre il silenzio a chi porta la divisa, "fatti come Genova non devono mai più esistere e questo film può aiutare a ricostruire cosa è accaduto, perché sono state dette tante bugie e perché chi le ha raccontate l'ha fatto franca o la farà franca", prosegue Matrone, ricordando che la sentenza definitiva della Corte di Cassazione è stata rimandata al 5 luglio.
E prosegue: "L'accusa più grave, per un poliziotto, è quella di falso ideologico. Un poliziotto non può dire bugie, altrimenti non merita di essere un poliziotto. La Polizia deve essere trasparente". L'obiettivo dell'iniziativa, spiega Matrone e con lui Santo Triolo, che lavora alla sezione Antidroga della Squadra mobile di Bologna ed è tra i promotori, è "avvicinare i cittadini e recuperare il rapporto tra cittadinanza e Polizia", a maggior ragione in un momento in cui "la politica latita e affida la gestione della sicurezza a dei tecnici mentre dovrebbe riappropriarsene", sottolinea l'ex segretario nazionale del Siulp, Luigi Notari, oggi a Bologna per presentare l'iniziativa. La circolare ministeriale non è piaciuta, spiega Triolo.
"Mi ha toccato, a me come ad altri. Penso che nessuno possa vietare di esprimere il proprio pensiero a ciascun poliziotto, altrimenti diventa un poliziotto frustrato le cui frustrazioni possono riversarsi sui cittadini. I cittadini hanno bisogno di una polizia democratica". Nell'ambiente della Polizia com'è stato preso il film?
"Qui a Bologna, come in tante altre città, ci sono tanti ambienti, tante Polizie. Potete immaginare come sia stato preso nel Reparto mobile", risponde Triolo. Eppure, sottolinea Matrone, "Bologna è una città fortunata, ci sono altri ambienti dove si preferisce far finta di non vedere". Di fatto, però, quello che ha spinto il gruppo di poliziotti a organizzare il dibattito è il fatto che pochi si siano scomposti più di tanto dopo la circolare.
"È chiaro che se ci fosse stata attenzione e un dibattito, non avremmo deciso di organizzare un'iniziativa", afferma Notari. La sfida, ora, è di riuscire a portare al dibattito di giovedì sera "anche tanti poliziotti, oltre che tanti cittadini". Per Notari è importante perché "occorre recuperare un rapporto franco fra cittadini e Polizia", ancor più in un momento in cui "si sta diffondendo sempre più una cultura militarista e la politica non sta facendo nulla per impedirlo".
Del resto, anche tra gli stessi cittadini "capita a volte che ci sia chi tende a essere d'accordo con certi metodi, a non farci caso, finché non capita a lui. È la stessa società che preferisce una Polizia militare", dice Notari, ricordando il rischio che si torni alla militarizzazione (dopo la conquista del 1981 quando il corpo venne appunto smilitarizzato).
"Ormai il reclutamento per concorso è quasi scomparso, viene fatto quasi tutto dalla caserme. Di certo è gente preparata, ma proviene comunque da un certo ambiente, dove è abituata a ordini, a silenzi, magari arrivano dall'Afghanistan - ragiona Matrone - tutto questo non aiuta alla partecipazione democratica dei cittadini alla Polizia, non si crea un ambiente di polizia civile e democratica". Per Notari quello della nuova militarizzazione è un rischio: "Sembra che certi apparati vogliano rimilitarizzarla per renderla silente e obbediente". Al dibattito di giovedì, oltre a Vicari, ci saranno il giudice Claudio Nunziata, il deputato Salvatore Vassallo (Pd) e anche il giornalista scrittore Gianni Flamini, di cui verrà presentato il libro "Lo scambio".