«Non abbiamo mai ricevuto delle scuse da parte delle istituzioni, del presidente Napolitano, del Ministro dell'Interno, del capo polizia, e crediamo sia comunque doveroso che vengano fatte, aldilà di quello che sarà l'esito di una sentenza che sembra non voler mai arrivare ». Enrica Bartesaghi, presidente del comitato "Verità e Giustizia per Genova" e madre di una delle vittime del pestaggio della Diaz, ieri mattina, sulla scalinata della Corte di Cassazione a Roma, ha lanciato questo appello al Presidente della Repubblica. Perché sembra assurdo, ma per quanto sia stato difficile arrivare alle battute finali della vicenda giudiziaria, sembra ancor più complicato ottenere una semplice parola di scuse. Era destino che anche il finale del processo per l'irruzione alla scuola Diaz dovesse dilatarsi al pari dei silenzi, delle omertà, delle responsabilità rifiutate e scaricate su altri che sono la cifra di questi undici anni di inchiesta. La sentenza di Cassazione attesa per ieri pomeriggio é slittata al 5 luglio e a quella data mancheranno solo pochi giorni al 21 luglio del 2001, ovvero l'ennesimo anniversario senza giustizia per i manifestanti picchiati senza pietà e accusati con false prove dalla «macelleria messicana» di cui si resero protagonisti, secondo la sentenza d'Appello, 25 poliziotti italiani tra i quali alcuni dei massimi dirigenti. È stato il protrarsi delle arringhe degli avvocati difensori - più volte entrati in rotta di collisione con il presidente della Quinta sezione penale Giuliana Ferrua - a determinare lo slittamento suscitando la protesta delle vittime. La decisione del rinvio è stata presa durante l'arringa di Silvio Romanelli.
In aula era presente Mark Covell, il giornalista inglese che fu massacrato ancor prima dell'irruzione e per il cui tentato omicidio non sono mai stati scoperti i responsabili.
Enrica Bartesaghi ha sottolineato come le vittime della Diaz aspettino «giustizia da undici anni, ed è vergognoso che in questo modo siano stati prescritti la maggior parte dei reati garantendo così l'impunità per gli autori delle violenze alla Diaz e a Bolzaneto che non faranno mai un giorno di carcere». Poi l'appello al Presidente Napolitano: «Che almeno lui dia un segno forte, visto che l'Avvocatura dello Stato non è stata dalla parte delle vittime ma da quella degli imputati condannati in appello, ed è indegno per un paese civile».