Roma. La Digos gli ha fatto togliere (o meglio girare) la maglietta con la scritta 'Diaz mai più' all'ingresso dell'aula, ma per Mark Covell, il giornalista inglese picchiato a sangue fuori dai cancelli della scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001, oggi è una giornata molto importante.
Covell, infatti, è venuto a Roma per seguire il processo Diaz, ma anche per chiudere una volta per tutte la lunga transazione con il ministero dell'Interno sul suo risarcimento. Covell fu picchiato fuori dai cancelli della scuola fino a perdere conoscenza e per questo episodio fu aperto un fascicolo per tentato omicidio contro ignoti, poi archiviato perché non ci fu modo di scoprire i responsabili del fatto.
Tuttavia le conseguenze civili di quel pestaggio restano e il Ministero, per non rischiare di trovarsi con una causa per un risarcimento milionario, seppur a 11 anni dai fatti sembra intenzionato a chiudere la transazione. Presupposto per chiudere la transazione è il ritiro da parte di Covell della sua costituzione di parte civile nell'ambito del processo Diaz, cosa che il suo legale, Massimo Pastore, ha fatto puntualmente questa mattina.
Gli avvocati di Covell, Lavinia Botto e Massimo Pastore, tuttavia precisano: "L'accordo economico non è stato ancora raggiunto, stiamo lavorando per chiudere la transazione speriamo in tempi brevi".
Relativamente all'episodio della maglietta, itanto, l'avvocato Massimo Pastore, ha protestato con i responsabili della polizia facendo presente che "queste misure sono eccessive ed esagerate perche' nella scritta sulla maglietta non c'era nessuna frase offensiva, ne', tantomeno, Mark ha intenzioni offensive". L'avvocato ha anche detto che Covell "e' stato costretto a lasciare i poster del film 'Diaz' di Daniele Vicari che aveva con se' arrotolati e chiusi per portarli a Londra come ricordo della pellicola sui drammatici fatti dei quali ha pagato uno dei prezzi piu' alti per la gravita' delle lesioni riportate".