La lettera contiene un messaggio netto ancorché sconclusionato, sintetizzabile in una serie d'intimidazioni ai magistrati che hanno indagato sul comportamento della polizia durante il G8 del luglio 2001 a Genova; in particolare sui pm che hanno condotto inchieste e processi sul raid alla scuola Diaz, dove dormivano decine di noglobal, e sui pestaggi nella caserma di Bolzaneto, il luogo in cui alcuni degli antagonisti arrestati (e a stretto giro scarcerati) furono condotti. Ma più della reale pericolosità degli "avvertimenti" - frutto secondo i più d'un pazzo, comunque poco confortante - a colpire è la tempistica dell'azione, sulla quale lavorano sia la Digos che la squadra mobile. Secondo le poche indiscrezioni filtrate in queste ore dalla questura, sull'incartamento sarebbero state rilevate alcune impronte potenzialmente utili agli accertamenti.
La busta è stata fatta arrivare in tribunale nei giorni (forse nelle ore) di poco successivi alla proiezione in anteprima, all'ombra della Lanterna, del film "Diaz - non lavate questo sangue", pellicola di Daniele Vicari che ricostruisce il massacro compiuto dagli agenti nell'istituto di Albaro (i processi sono stati seguiti dal principio alla fine dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini). E, sebbene in modo più sommario, fissa in sequenze-choc pure le torture praticate nell'edificio solitamente sede del Reparto Mobile che, all'epoca, fu riadattato a carcere provvisorio (in quel caso le indagini e le udienze sono state coordinate dai pubblici ministeri Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruzziello).