È l'ultimo scandalo, il colpo di spugna finale. Mark Cowell, il giornalista inglese che finì in coma dopo il pestaggio della scuola Diaz, nei giorni del G8 di Genova del 2001, «fu vittima di un'aggressione brutale», «dagli esiti potenzialmente letali». Un'azione commessa da «rappresentanti delle forze dell'ordine», avvenuta «nel contesto di un'operazione organizzata e programmata dalla polizia». Una condotta, che «per la sua gravità», profila gli estremi di un «tentato omicidio».
Ma l'inchiesta molto probabilmente si chiude qui. Perché, scrivono i pm Enrico Zucca e Vittorio Ranieri Miniati nella loro richiesta di archiviazione, non ci sono prove sufficienti per identificare gli autori materiali. L'indagine, scrivono, si è scontrata «con una certa volontà di nascondere fatti e responsabilità», e un «malinteso senso dell'onore dell'istituzione».
In parallelo però, va avanti il procedimento civile e Cowell potrebbe diventare il primo manifestante a essere risarcito. È a un passo infatti l'accordo stragiudiziale fra i legali del cronista, Lavinia Botto e Massimo Pastore, e l'avvocatura dello Stato: «Per la prima volta da anni ho sentito la parola riconciliazione - dice il diretto interessato - È un gesto importantissimo dal punto di vista simbolico. Per la prima volta l'Italia, grazie a questo nuovo governo, manifesta la volontà di rimediare alle gravi violazioni dei diritti umani che ci furono a margine del vertice».
Quello arrivato nei giorni scorsi è l'epilogo dell'ultima inchiesta ancora aperta sulle violenze commesse dalle forze dell'ordine (i processi Diaz e Bolzaneto sono in attesa dei pronunciamenti della Cassazione). I fatti risalgono alla notte fra il 21 e il 22 luglio, quando Covell fu travolto dall'irruzione di alcuni reparti di polizia nella scuola. «Senza che lui ponesse alcuna resistenza», gli agenti lo presero a calci, pugni e manganellate. Gli ruppero otto costole, i denti, la testa, una mano e un braccio.
I pm arrivarono a identificare venti poliziotti, presenti o con responsabilità di comando quella sera: Giovanni Luperi, Francesco Gratteri, Gilberto Caldarozzi, Lorenzo Murgolo, Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Vincenzo Canterini, Michelangelo Fournier, Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone. Indagati che con questa istanza, ora, potrebbero essere prosciolti.