Venerdì scorso un furgone carico dei fascicoli del dibattimento Diaz è partito da Genova alla volta di Roma per consegnare tutte le carte necessarie a che si possa celebrare il processo in Cassazione che vede attualmente condannati 24 persone, tra i quali alcuni dei massimi dirigenti della polizia italiana. Pare che i documenti siano partiti nonostante mancassero ancora alcune delle ricevute di ritorno delle notifiche che secondo il presidente della Corte d´Appello Mario Torti erano all´origine del ritardo (per colpa «degli ufficiali giudiziari della capitale»).
Si conclude così una telenovela mortificante per la giustizia italiana dove nonostante ripetuti solleciti, anche da parte dell´allora procuratore generale Luciano Di Noto, le carte erano rimaste congelate a Genova, negli uffici della corte d´Appello dove erano state depositate un anno e mezzo fa. Una paralisi che rischia di fare andare in prescrizione anche gli ultimi reati (lesioni gravi e falsi). Il Comitato verità e Giustizia per Genova aveva chiesto un´ispezione al Ministero della Giustizia. La sezione ligure di Magistratura Democratica aveva parlato di precise responsabilità della Corte d´Appello di Genova sottolineando come si violassero precise indicazioni della Corte Europea dei Diritti dell´Uomo che, per reati di questa natura che vedono imputati rappresentanti delle istituzioni, dice che si deve impedire a tutti i costi la prescrizione. Due giorni fa, a Repubblica, Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale a proposito del ritardo aveva detto «l´amministrazione, che dovrebbe dare il massimo impegno per chiarire le responsabilità dei suoi funzionari, lascia invece scorrere il tempo».