C´è una precisa responsabilità del presidente della Corte d´Appello di Genova per il clamoroso ritardo nella trasmissione degli atti del processo Diaz dal capoluogo ligure a Roma per il giudizio di Cassazione. Lo sostiene con un duro comunicato la sezione ligure di Magistratura Democratica che sottolinea come, ad un anno e mezzo dal deposito della sentenza di secondo grado, la paralisi del fascicolo e la sempre più concreta ipotesi che la prescrizione cancelli le condanne contro i 25 alti funzionari di polizia, non solo rappresentino un tradimento «della fiducia dei cittadini», ma che tale situazione alimenti «il sospetto, che noi riteniamo infondato, ma avanzato ad esempio dal comitato Verità e Giustizia - ha spiegato Lucia Vignale presidente ligure di Md - che un simile ritardo possa essere stato determinato dalla volontà di favorire gli imputati in ragione della loro qualifica di alti funzionari dello Stato ancora oggi in servizio».
Il rischio della prescrizione per la "macelleria messicana" del G8 del luglio 2001 è particolarmente grave se si considera che per determinati reati contestati ad alti funzionari «come più volte affermato dalla Corte Europea dei Diritti dell´Uomo ogni Stato deve adoperarsi affinché i giudizi penali... non siano soggetti a prescrizione e non possano essere coperti da provvedimenti di amnistia ed indulto». Nel comunicato Magistratura Democratica fa riferimento alla recente intervista di Repubblica al presidente della Corte d´Appello di Genova Mario Torti che sosteneva «di aver fatto tutto ciò che andava fatto» e addebitava il ritardo ad inefficienze degli ufficiali giudiziari di Roma nella procedura di notifica degli atti agli imputati.
La replica a Torti dei colleghi di Md è severa: «Quanto avvenuto è a nostro giudizio allarmante. Pur considerando i vuoti di organico che da sempre affliggono la cancelleria della Corte d´Appello di Genova, un ritardo simile è certamente dipeso anche da carenze organizzative». Tradotto: Torti che pure già ad aprile era stato esplicitamente sollecitato dal Procuratore Generale Luciano Di Noto, avrebbe dovuto attivarsi e nel caso denunciare negligenze che rischiano di costare all´Italia una sanzione da parte dall´Europa per l´ennesimo caso di mala giustizia.
Il comunicato di Md evidenzia poi un paradosso: «A 15 mesi dal deposito della sentenza di secondo grado, risultano non ancora eseguite notificazioni che nei precedenti gradi di giudizio erano state perfezionate in poco più di cinque mesi e ciò avviene in un procedimento che non vede imputate persone irreperibili o di incerta identificazione, bensì alti funzionari dello Stato della cui concreta reperibilità non si può ragionevolmente dubitare».