«Il ritardo nella trasmissione dell´incartamento Diaz alla Cassazione è una disfunzione palese del sistema, addebitabile a comportamenti negligenti».
Il sostituto procuratore generale Enrico Zucca commenta così le dichiarazioni a Repubblica del presidente della Corte d´Appello Mario Torti circa l´incredibile ritardo - un anno e mezzo dalla sentenza di secondo grado - nell´invio a Roma degli atti del processo per l´assalto alla scuola Diaz, nel G8 del 2001. Una situazione che rende sempre più probabile la prescrizione per i 25 alti funzionari di polizia condannati per le violenze e le false prove.
Torti ha spiegato che, a bloccare l´invio, è l´assenza della ricevuta di avvenuta consegna di 15 notifiche - banali talloncini - ad altrettanti imputati. Secondo il presidente, l´intoppo «è colpa degli ufficiali giudiziari di Roma». Secondo i pg Enrico Zucca e Pio Macchiavello, che hanno sostenuto l´accusa al processo, però, l´incredibile ritardo comporta per lo Stato italiano una violazione dei principi stabiliti dalla Corte Europea per i Diritti dell´Uomo: «Di fronte a questo stallo, ogni organo dell´amministrazione, dai magistrati, alle cancellerie, agli ufficiali giudiziari, ha il dovere di attivarsi per far rispettare la norma. Esistono responsabilità che obbligano a controllare, sollecitare e intervenire anche contestando delle omissioni laddove si verifichino situazioni abnormi».
Laura Tartarini, uno degli avvocati del Genoa Legal Forum che assistono le vittime dei pestaggi, ossia i 93 ragazzi massacrati alla Diaz, a sua volta sottolinea che: «Il problema delle notifiche era noto alla Corte d´Appello già a luglio e ad aprile il procuratore generale Luciano Di Noto aveva sollecitato il presidente Torti ad attivarsi. Questo non è un procedimento per un furto al supermercato, ma uno dei processi più importanti nella storia italiana che coinvolge alcuni dei massimi vertici della polizia. Non vorremmo che proprio questa fosse la causa dei ritardi».
Il balletto delle responsabilità svela anche un aspetto paradossale della vicenda. Nel suo ricorso in Cassazione, infatti, la procura generale aveva denunciato la possibile incostituzionalità delle norme relative alla prescrizione, a causa del contrasto delle stesse con la normativa stabilita dalla Corte Europea dei Diritti dell´Uomo (Cedu). La Cedu vieta la prescrizione per reati di tortura o maltrattamento, ai quali possono essere parificate le azioni compiute da alti funzionari nella scuola Diaz. Un obbligo che è già costato all´Italia una condanna. «L´Europa - spiega il pg Zucca - dice allo Stato italiano: non devi fare andare in prescrizione determinati reati. E devi evitarlo in tutti i modi e attraverso tutte le tue articolazioni. Pensare che un processo possa essere tenuto in scacco da 15 talloncini o da un ufficiale giudiziario è inammissibile».
Da Roma, intanto nessun segnale, e il destino del processo Diaz è totalmente uscito dall´agenda politica della politica e del centrosinistra in particolare.