Il Procuratore Generale Luciano Di Noto scrive al presidente della Corte d´Appello Mario Torti: «Sbloccate il fascicolo Diaz e mandatelo in Cassazione prima che sia troppo tardi».
Ci sono processi che rischiano di annegare nella prescrizione, anche senza l´intervento delle leggi mirate del governo Berlusconi. Sta capitando per uno dei casi giudiziari più importanti della storia italiana: il processo per l´irruzione alla scuola Diaz durante il G8 del 2001. Contro la sentenza di secondo grado che, nel maggio del 2010, aveva decretato le clamorose condanne di tutti gli imputati - e tra questi alcuni dei più importanti poliziotti italiani - , poteva essere presentato ricorso entro il mese di ottobre 2010. In quella data tutte le parti interessate - i difensori degli imputati e la pubblica accusa - avevano depositato le loro istanze per ottenere il pronunciamento dalla Suprema Corte. Ma, sei mesi dopo, l´intero incartamento è ancora fermo nella cancelleria della Corte d´Appello. Un ritardo che, al di là delle pur legittime motivazioni (ad esempio le notifiche a 27 imputati residenti in varie città italiane, seppur molti domiciliati presso i loro legali), rischia di ridurre ulteriormente quella già ristretta forbice temporale, che potrebbe garantire la sentenza definitiva dalla scure della prescrizione.
Sarebbe, infatti, paradossale che un processo come questo non avesse ancora una sentenza definitiva a dieci anni dagli avvenimenti oggetto dell´inchiesta. Perché se è vero che la fase d´indagine si è dovuta scontrare con le lentezze derivanti dalla complessità del caso - e dall´atteggiamento omertoso, secondo la stessa definizione degli inquirenti, degli indagati e dei loro colleghi-, essere arrivati ad un passo dal capitolo conclusivo e vederlo sfumare non per colpa di un atto politico bensì a causa delle lentezze burocratiche, non potrebbe che essere un´amara sconfitta per l´intera magistratura.
Basta, infatti, soffermarsi su un elemento per capire quanto sia concreto il pericolo. Dei due reati non ancora prescritti (falsi e lesioni gravi) il falso si prescriverà agli inizi del 2013 e considerata la delicatezza della vicenda e possibili intoppi e lungaggini in corso d´opera, un anno potrebbe non bastare alla Cassazione per pronunciarsi. La sentenza d´appello, che aveva ribaltato quella assolutoria di primo grado, aveva comminato pene complessive per 85 anni di carcere per 25 dei 27 imputati tra i quali Francesco Gratteri, attuale capo dell´Anticrimine e Giovanni Luperi, capo del Dipartimento di analisi dell´Aisi (ex Sisde). Tra l´altro, il pronunciamento definitivo dovrà affrontare una questione molto importante per il nostro Paese sollevata dal ricorso della procura, anzi a ben vedere, il suo motivo principale. E cioè la richiesta alla Suprema Corte di stabilire che, come decretato dalla giurisprudenza della Corte europea dei Diritti umani, i reati di tortura o maltrattamento, ai quali possono essere parificate le azioni compiute da alti funzionari nella scuola Diaz, «non siano - scrissero i sostituti Enrico Zucca e Franco Castaldi nel documento firmato anche dal procuratore generale Luciano Di Noto - soggetti a prescrizione e che non sia possibile concedere amnistia o condono».