I giudici della Corte di Appello di Genova hanno depositato le motivazioni della sentenza di condanna per agenti e funzionari di varie forze dell'ordine ritenuti responsabili dei reati e delle "torture" contro i fermati e gli arrestati, larga parte dei quali (come tutti e 91 i fermati dopo l'irruzione pestaggio alla Diaz) furono prima scarcerati e poi prosciolti.
Un passaggio della sentenza è illuminante su quanto accadde, i cori fascisti e le suonerie dei telefonini di alcuni agenti inneggianti al fascismo.
Scrivono i giudici: «Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell'individuo e alla sua umiliazione, proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale».
E' appunto questo uno dei passaggi più significativi delle motivazioni a sentenza d'appello contro i 32 imputati dei fatti accaduti nella caserma di Bolzaneto durante il G8.
Secondo quanto ricostruito dal processo di primo grado, molti dei ragazzi che vennero trattenuti e picchiati nella caserma di Bolzaneto hanno riferito di frasi e inni nazisti e fascisti intonati dai poliziotti durante e dopo le sevizie cui i fermati erano sottoposti.
«Questo richiamo ai principi posti a fondamento dei regimi sterminatori razzisti non è solo condotta antitetica ai principi e ai valori costituzionali che sono stati elaborati e codificati proprio per erigere un baluardo giuridico contro i principi e i valori espressi da regimi abietti ma costituisce il più infimo grado di abiezione di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale della Repubblica italiana che ha prestato giuramento di fedeltà alla sua Costituzione».
IL PROCESSO DI PRIMO GRADO
Il 14 luglio 2008, al termine di un processo durato molti mesi e dopo oltre 9 ore di camera di consiglio, il collegio presieduto da Renato De Lucchi, presidente della Prima sezione penale del tribunale di Genova, pronunciò una sentenza di condanna per 15 imputati e 30 assoluzioni, comminando pene variabili fra i 5 mesi e i 5 anni per complessivi 23 anni e 9 mesi di reclusione. I reati contestati agli imputati, a vario titolo, erano abuso d'ufficio, violenza privata, falso ideologico, abuso di autorità nei confronti di detenuti o arrestati, violazione dell'ordinamento penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Il tribunale aveva condannato Alessandro Perugini, all'epoca numero due della Digos di Genova, il funzionario di polizia con il grado più alto nella struttura, e l'ispettore Anna Poggi, rispettivamente a 2 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno; Daniela Maida, ispettore superiore ad 1 anno e 6 mesi di reclusione; Antonello Gaetano, a 1 anno e 3 mesi, gli ispettori della polizia di Stato Matilde Arecco, Natale Parisi (poi deceduto), Mario Turco e Paolo Ubaldi ad 1 anno di reclusione ciascuno. Massimo Luigi Pigozzi, assistente capo della polizia a 3 anni e 2 mesi di reclusione; Barbara Amadei a 9 mesi, Alfredo Incoronato a 1 anno, Giuliano Patrizi a 5 mesi. Sono inoltre stati condannati i medici Giacomo Toccafondi ad 1 anno e 2 mesi di reclusione e Aldo Amenta a 10 mesi. La pena più alta, 5 anni, è stata inflitta a Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria responsabile della sicurezza del carcere di Bolzaneto a cui i giudici hanno lasciato la contestazione del reato di abuso d'ufficio doloso. I pm Patrizia Petruzziello e Ranieri Vittorio Miniati avevano chiesto condanne per oltre 76 anni complessivi di carcere con pene variabili da 6 mesi a 5 anni e 8 mesi e una sola assoluzione. Il tribunale di Genova aveva condannato i ministeri della Giustizia e degli Interni, responsabili civili, al risarcimento di numerose parti civili in solido con alcuni degli imputati condannati. Tra gli imputati assolti c'era il colonnello di polizia penitenziaria Oronzo Doria, ora generale, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi. Sono stati inoltre assolti tutti i carabinieri imputati. Confermata per Giuseppe Fornasiere ufficiale della polizia penitenziaria l' assoluzione come avevano chiesto i pm. I fatti risalgono al luglio 2001 quando nella caserma di Bolzaneto vennero trasferiti - in transito - un gruppo di ragazzi no global arrestati. In quella caserma, secondo l' accusa, vennero compiuti violenze e soprusi fino alla violazione dei diritti e delle libertà individuali. Per questo vennero rinviate a giudizio 45 persone tra poliziotti, funzionari della questura, medici e poliziotti della penitenziaria.
LA SENTENZA DI APPELLO
La sentenza d'appello per gli imputati nel processo sugli abusi nella caserma di Bolzaneto è stata pronunziata il 5 marzo 2010 dopo oltre 11 ore di camera di consiglio. La corte d'appello, presieduta da Maria Rosaria d'Angelo, a latere Roberto Settembre ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado appellata sia dagli imputati che dal procuratore di Genova che dal pg. La corte d'appello ha confermato la sentenza di primo grado a carico di quattro imputati mentre ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per altri 28 imputati tra i quali Alessandro Perugini, ex vicecapo della digos della questura di Genova ai tempi del G8. Gli imputati nei confronti dei quali la Corte d'appello ha pronunziato il non doversi procedere per avvenuta prescrizione sono stati comunque dichiarati tutti responsabili dei reati ai soli effetti civili e condannati in solido al risarcimento del danno con i rispettivi ministeri. In riforma della sentenza di primo grado sono stati condannati anche quattro imputati per un totale di 6 anni e 6 mesi di reclusione. A tutti e quattro sono stati applicati i doppi benefici anche se devono rispondere in solido del risarcimento danni a favore di alcune parti civili.