«Colucci non era d´accordo a fare irruzione nella scuola Diaz e mi disse che gli ordini venivano dai suoi superiori». Lo ha detto ieri un´amica dell´ex questore di Genova, Francesco Colucci, deponendo come teste dell´accusa al processo che lo vede imputato per falsa testimonianza in riferimento al processo sulla sanguinosa irruzione della polizia nella scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001.
Secondo l´accusa, sostenuta dal sostituto procuratore generale Enrico Zucca e dal pm Francesco Cardona Albini, il questore Colucci, difeso dagli avvocati Maurizio Mascia e Gennaro Velle, avrebbe ritrattato quanto detto in precedenza "aggiustando il tiro" dei suoi ricordi, per tenere lontano l´ex capo della polizia Gianni De Gennaro dalla vicenda. Quest´ultimo era stato imputato insieme all´ex capo della Digos, Francesco Mortola, per istigazione alla falsa testimonianza di Colucci. Entrambi erano stati assolti in primo grado e condannati in appello.
La teste dell´accusa, amica di Colucci, rispondendo alle domande del pm Cardona, ha riferito che, secondo quanto le raccontò l´ex questore, la sera dell´irruzione ci sarebbe stata una telefonata da Roma, da parte del capo della polizia al prefetto Arnaldo La Barbera che si trovava a Genova e che passò la telefonata a Colucci. Questo, nell´udienza del 3 maggio 2007, avrebbe parlato di circostanze non corrispondenti al vero e, comunque, non appartenenti alla propria percezione o ricordo. In particolare, l´ex questore di Genova avrebbe ritrattato la dichiarazione resa ai pm durante le indagini preliminari, sulla circostanza che Roberto Sgalla, allora responsabile delle relazioni con la stampa, era stato mandato alla Diaz su ordine di De Gennaro. Durante il processo aveva negato questa circostanza.