Ora Di Pietro si arrampica sugli specchi, lui che affossò la commissione d'inchiesta dice che era giusto aspettare la magistratura sui misfatti di Genova. E ieri, dopo la condanna definitiva a un anno e quattro mesi di Gianni De Gennaro, l'ex pm di Mani pulite invita ancora ad attendere la Cassazione. Sarà Paolo Ferrero, del Prc, l'unico segretario a dire che sia «incompatibile con il suo attuale incarico di direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza».
Dunque, la Corte d'Appello di Genova ha ritenuto ieri che le prove erano bastanti, che quand'era capo della polizia, il futuro Negroponte italiano (il capo di tutti i servizi segreti), istigò alla falsa testimonianza l'ex questore dei tempi del G8. Due mesi di meno sono stati comminati all'ex capo della Digos cittadina e ora vicequestore vicario di Torino, Spartaco Mortola. Il pg aveva chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un anno e quattro mesi per Mortola dopo l'esito, scandaloso a vederlo con gli occhi delle vittime della Diaz, del processo di primo grado. Nell'ambito delle indagini sulle false molotov, Mortola fu intercettato mentre chiacchierava con Colucci che gli riferiva i complimenti del capo dopo la sostanziale ritrattazione di fronte ai pm che indagavano sulla Diaz. A Colucci fu consigliato di non fare menzione delle telefonate di quella sera col Viminale per non rivelare il ruolo del capo di polizia nella repressione con cui si chiusero le tre giornate del luglio. «Lui ha fatto questo per farci credere che non sapesse niente di quanto accadeva alla Diaz e che l'unico responsabile fosse l'autista della jeep che portò le molotov», spiega Gilberto Pagani, uno dei legali delle parti civili. Il processo s'è svolto a porte chiuse - mentre quello a Colucci sarà pubblico - per via del rito abbreviato e si dovranno attendere le conclusioni per un'analisi compiuta. A destra o si finge di non capire (Ascierto, l'uomo di An che era con Fini nella sala operativa dei carabinieri mentre veniva ucciso Carlo Giuliani) o si strepita contro la «vendetta» di certi pm (Santelli, Pdl). Sulle agenzie è un gettito di gratitudine a De Gennaro con punte di comicità involontaria da parte di Capezzone convinto che l'Idv voglia disarticolare il cuore dello Stato e che il Pd dovrebbe fermarlo. Tace il Pd tra gli artefici della ristrutturazione delle forze dell'ordine avvenuta nell'era De Gennaro. «Perchè non pensare che le sentenze di primo grado non erano giuste? L'appello serve anche per questo», suggerisce Enrico Zucca, con Francesco Cardona Albini pubblica accusa dell'inchiesta Diaz.
«A modificare la sentenza di primo grado è stato sicuramente il risultato del lavoro dei pm che hanno portato alla recente condanna degli alti ufficiali presenti sul campo», commenta Gigi Malabarba di Sinistra Critica, già senatore Prc e membro del Copaco. La sera della Diaz era uno dei parlamentari stoppati dal portavoce di De Gennaro ai cancelli Diaz dov'era in corso, a suo dire, «una normale perquisizione». La condanna è «la dimostrazione che i vertici della polizia erano perfettamente al corrente di quanto stava accadendo alla Diaz - dicono Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Gsf, e Antonio Bruno, del comitato Verità e giustizia e capogruppo Prc al comune di Genova - ora deve essere fatta luce anche su chi furono i mandanti politici». «Tuttavia, è stato infranto un tabù e comunque vada a finire in Cassazione, oggi la verità ha avuto una possibilità - ricorda Luciano Muhlbauer del Prc lombardo, anche lui tra gli ex portavoce del Gsf - sta a noi mantenere viva la memoria». Per esempio ricordare che non c'è mai stato un processo per l'omicidio di Carlo Giuliani. Ora De Gennaro dovrebbe dimettersi. Oltre ai "reduci" di Genova, lo chiede anche De Magistris senza chiedersi cosa ne pensino Di Pietro o il capo ligure dell'Idv che era uno dei robocop che assalirono i 300mila contestatori pacifici degli Otto terribili Grandi.