Il prefetto Gianni De Gennaro è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione dalla corte d'appello del tribunale di Genova, che lo ritiene colpevole di istigazione alla falsa testimonianza. Secondo il tribunale De Gennaro convinse il vecchio questore del capoluogo ligure, Francesco Colucci, ad "aggiustare" la sua testimonianza durante il processo per il sanguinario blitz nella scuola Diaz, ultimo capitolo del G8 del 2001.
De Gennaro, che nove anni fa era il capo della polizia ed oggi è al vertice del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza, era stato assolto in primo grado perché le prove di colpevolezza nei suoi confronti non erano state ritenute sufficienti. Alle 14, dopo quattro ore di camera di consiglio, la corte presieduta da Maria Rosaria D'Angelo (giudici a latere Paolo Gallizia e Raffaele Di Gennaro) ha ribaltato la decisione. Il prefetto è colpevole e con lui anche Spartaco Mortola, attuale questore vicario di Torino e durante il G8 numero uno della Digos genovese. Mortola è stato condannato ad un anno e due mesi di reclusione per lo stesso motivo: pure lui avrebbe "suggerito" a Colucci la versione da fornire in aula, raccontando in una maniera diversa quello che era stato il coinvolgimento di De Gennaro nella discussa operazione. Per l'assalto ai 93 no-global della scuola, massacrati di botte ed arrestati illegalmente, Mortola è già stato condannato in appello a 3 anni e 6 mesi di reclusione. In questo secondo processo invece De Gennaro non
è mai stato nemmeno indagato. "Siamo sconcertati, esterrefatti. Andremo in Cassazione", è stato il primo commento di Piergiovanni Lunca, avvocato di uno degli imputati. "Finalmente è stato possibile dimostrare che siamo tutti uguali davanti alla legge", gli ha risposto la collega Laura Tartarini, parte civile in questo procedimento.
Vale la pena di ricordare che le sentenze di secondo grado per i maxi-processi del G8 si sono tutte chiuse con pesanti condanne nei confronti della polizia. Tutti colpevoli i 44 imputati (funzionari, agenti, ufficiali dell'Arma, generali e guardie carcerarie, militari, medici) per i soprusi e le torture nella caserma di Bolzaneto, dove transitarono almeno 252 no-global fermati durante gli scontri di piazza. Colpevoli anche i picchiatori e i mandanti del massacro nella scuola, a partire dai vertici del Ministero dell'Interno come Giovanni Luperi, attuale responsabile dell'Aisi, l'ex Sisde, condannato a quattro anni di reclusione e Francesco Gratteri, oggi capo dell'Antiterrorismo (stessa pena). Tre anni e otto mesi sono stati inflitti a Gilberto Caldarozzi, che catturò Bernardo Provenzano e ora dirige il Servizio centrale operativo, cinque anni a Vincenzo Canterini, allora numero uno di quella "Celere" romana.